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  Mostre ed Eventi Artistici

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Subject Mostre ed incontri artistici - Agosto 2014
Messaggio di Gino il lunedì 21 luglio 2014 alle 09:50   -  forum administrator-  forum moderator
Città: Napoli   Iscritto il: venerdì 29 giugno 2001   Posts: 12608   View Gino's profileProfilo Search for other posts by GinoCerca Visit Gino's homepagewww Quote

 



Messaggio di Gino il martedì 5 agosto 2014 alle 11:11   -  forum administrator-  forum moderator
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4/3/2014

Vanvitelli segreto

Reggia di Caserta, Caserta (NA)

I suoi pittori da Conca a Giaquinto. L'esposizione e' incentrata su due aspetti della produzione di Luigi Vanvitelli: "inventore" di opere d'arte decorativa (come il Trono di San Pietro) e pittore. In mostra anche dipinti degli artisti piu' stimati da Vanvitelli e suoi collaboratori: De Mura, Batoni, Pozzi, Giaquinto...


 

comunicato stampa

a cura di Vega de Martini e Francesco Petrucci

Sarà inaugurata martedì 4 marzo alle ore 16 la mostra Vanvitelli segreto i suoi pittori da Conca a Giaquinto - la Cathedra Petri, ideata da Paola Raffaella David, già Soprintendente BAPSAE di Caserta e Benevento, curata da Vega de Martini e Francesco Petrucci e promossa dal Centro Europeo per il Turismo. L’esposizione, allestita negli Appartamenti storici del Palazzo Reale di Caserta, è incentrata su due aspetti della produzione di Luigi Vanvitelli: “inventore” di opere di arte decorativa e pittore.
Il primo aspetto è rivelato dal Trono di San Pietro, imponente manufatto tardo-barocco in marmo di Carrara a metà strada tra scultura e arte decorativa, ideato da Vanvitelli per la Basilica Vaticana.

Il trono, commissionato da Benedetto XIV nel 1754, venne rifiutato dai canonici della basilica per il carattere esuberante rispetto alla celebre statua bronzea attribuita ad Arnolfo di Cambio.
La mostra espone il suo bellissimo modello in terracotta e stucco dorato conservato presso la Fabbrica di San Pietro.
Nell’ambito della pittura viene esposto per la prima volta il Ritratto di Gaspar van Wittel, il famoso vedutista olandese padre di Luigi Vanvitelli, concesso in prestito dall’Accademia Nazionale di San Luca.
In mostra anche dipinti degli artisti più stimati da Vanvitelli, collaboratori in alcune sue opere: Sebastiano Conca che fu chiamato da Vanvitelli a Napoli per importanti commissioni; Corrado Giaquinto, uno dei massimi pittori del rococò, trasferitosi a Napoli dopo il soggiorno in Spagna come primo pittore di Corte.
Nel filone classicista degli artisti stimati o attivi a fianco di Vanvitelli, vanno annoverati Pompeo Batoni, successore del Conca come caposcuola del 700 romano, e Anton Raphael Mengs, padre del Neoclassicismo.
Tutti questi artisti sono presenti in mostra con varie opere, alcune mai esposte al pubblico italiano, come il Ritratto di Clemente XIII di Mengs, uno dei capolavori della ritrattistica papale, il Ritratto del principe Guglielmo Ruffo in veste di Gran Camerario del Regno di Napoli di Francesco De Mura, tra i pochi artisti napoletani stimati da Vanvitelli, concesso in prestito dal principe Fulco Ruffo di Calabria.

La mostra sarà arricchita dal Ritratto del Vanvitelli di Giacinto Diano, da due frammenti del quadro con la Natività di Sebastiano Conca, distrutto nei bombardamenti subiti durante la seconda guerra mondiale dalla Cappella Palatina della Reggia di Caserta, da una serie di dipinti di de Mura, Batoni, Pozzi, Giaquinto, modelli per gli arazzi che dovevano decorare la camera da letto di Ferdinando IV e Maria Carolina nel Palazzo Reale di Napoli e da una serie di disegni dello stesso Vanvitelli, manufatti del fondo casertano.
Chiude la mostra un singolare Ritratto allegorico di Carlo III di Borbone di Lorenzo Gramiccia, proveniente da Palazzo Chigi in Ariccia.
Un altro aspetto poco considerato, inerente gli interessi culturali del Vanvitelli, è la sua passione e competenza musicale, documentata da alcune lettere provenienti dall’archivio del Palazzo Reale di Caserta; e ancora sarà esposta la “maschera mortuaria” dell’artista, conservata nei depositi della Reggia.
Al vernissage della mostra interverranno Gregorio ANGELINI, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania e Fabrizio VONA Soprintendente per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per il Polo Museale di Napoli e la Reggia di Caserta.

Uffici Stampa:

Palazzo Reale
Vincenzo Zuccaro vincenzo.zuccaro@beniculturali.it
Vitaliano Zamprotta Tel. +39 0823.277369 vitaliano.zamprotta@beniculturali.it

Alef – Cultural project management
Ilaria Bolognesi Tel. +39 02 45496874 - Fax: +39 02 45496873 ilaria.bolognesi@alefcultural.com

Civita
Daniela Leone Tel. 335-6766173 leone@civitamusea.it

Inaugurazione 4 marzo ore 16

Reggia di Caserta
via Giulio Dohuet, 22 - Caserta (NA)
Orario: 8.30-19.30, chiuso martedi
Biglietti: appartamenti storici+ mostra + parco 14 € appartamenti storici+mostre 11 €



Messaggio di Gino il martedì 5 agosto 2014 alle 11:17   -  forum administrator-  forum moderator
Città: Napoli   Iscritto il: venerdì 29 giugno 2001   Posts: 12608   View Gino's profileProfilo Search for other posts by GinoCerca Visit Gino's homepagewww Quote

20/7/2014

Ventiperventi

LineaDarte Officina Creativa, Napoli

Black&white, ottava edizione. Opere visive di piccolo formato di oltre 100 artisti si inseriscono in un allestimento che crea un nuovo tessuto e una nuova stimolante visione collettiva.


 

comunicato stampa

a cura di Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma

All’insegna del colore le attività artistiche del 2014 di Lineadarte Officina Creativa ed è così che inaugura domenica 20 Luglio alle ore 20 la mostra internazionale del piccolo formato VENTIPERVENTI , giunta alla sua ottava edizione e caratterizzata dal contrasto assoluto black/white.

Oltre cento gli artisti presenti alla manifestazione, quattordici le nazionalità presenti. La mostra ideata e curata da Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma è uno dei fiori all’occhiello di Lineadarte, che da anni sostiene e sviluppa questo progetto. La mostra Made in Naples nata per omaggiare l’antica tradizione delle “riggiole” è diventato pretesto per far dialogare in un piccolo formato (20 cm per 20 cm) gli artisti con linguaggi e tecniche differenti.

I creativi hanno scelto di celebrare la propria sensibilità artistica, il proprio sentire creativo, in opere visive di piccolo formato, in una conversazione con gli spazi, qualche volta sottile e sommessa , altre volte espansiva ed espressiva, le singole opere si inseriscono in un allestimento che crea un nuovo tessuto , una nuova stimolante visione collettiva, in un confronto diretto ed incisivo. Talvolta l'accostamento può e sembra inverosimile, ma in realtà è una celebrazione all'unità creativa dell'arte contemporanea anche nelle sue sostanziali differenze linguistiche. La mostra è promossa dall'associazione artistico culturale Lineadarte Officina Creativa, isola creativa laboratorio delle libere arti. Alla serata inaugurale sarà presente il pianista jazz Leonardo Di Maro .

Artisti protagonisti di questa ottava edizione sono:_guroga , Alessandro Colace, Alessio Guano, Alfonso Caccavale, Ana Maria Garcia, Andrea Corcione, Andrea Sterpa, Angela Caporaso, Angela Marchionni , Angelo Monti, | Angelo Moscarino, Anna De Angelis, Anna de Rosa, Anna Di Lauro, AnnaMaria Scialli, Antonella Farsetti, Antonella Lieto, Antonella Sassanelli, Antonio Conte, Antonio Lubrano Lavadera, Antonio Sibillo, Barbara Arnone,Bruno Larini, Carla Montalto, Carmela Cafaro, Carolina Lampitelli, Ciro Balzano, Claudia Tonia Manganiello, Concetta Verde, Daniele Galdiero, Debora Bernardi, Diana Gimenez Doucet, Diana Isa Vallini, Dunja - Barkow von Creytz, Elisabetta Oneto, Elvira Dragon Vernengo, Emilio Pellegrino, Enzo Correnti, Felice Zhucov, Francesco Gallo, Generoso La Sala, Gennaro Ippolito, Gilda Foni, Gino Sansone, Giordano Martone, Giovanna Donnarumma, Giovanna Farina, Giovanni Ruggiero , Giuliana Iannotti, Giulio Calandro, Helena Gath, Ina Ripari, Irina Morokovskaia, Isabella Rainieri, Ivana Cabriolu, Josie Dominguez, Kathleen McHugh, Laura Bertazzoni, Letizia Rostagno, Lily Lesniak , Lorenzo Bocca, Luciano Romualdo, Luigi Cola, Luigi Maria Feriozzi, Luigi Montefoschi, Luminita Irimia, Manuela Vaccaro, Maria Antonietta Scala, Maria José Silva, Maria Mizé, Maria Mascia, Maria Tufano, Mariano Bellarosa, Mario Selloni, Marisa Traettino, Maurizio Esposito, Mennato Tedesco, Michela Castaldo, Ornella Di Scala , Paola Repiccioli , Paolo Vitale , Patrizia Maria Cocchiarella , Patrizia Mirra, Pál Csaba, Riccardo Antonelli , Roberto Scala, Rosalba Patregnani, Rosanna Veronesi, Rosaria Cecere, Rossella Ricci, Salvatore Cipolletta, Salvatore Fellino, Salvatore Graf, Salvatore Starace, Silvia Iuliucci, Silvia Rea, Sonia Simoneschi, Susana Munay, Teresa Mangiacapra, Valentina Migliaccio, Vincenzo Gallo, Zoro - Sandro Ippolito, Stefano Mandolese.

LineaDarte-Officina Creativa nasce dalla volontà degli artisti dormienti Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma di dare luce e visibilità a tutti i creativi sommersi o dormienti e di promuovere la figura dell'artista-imprenditore-di-se-stesso.
Alle manifestazioni, infatti, possono partecipare gli artisti sia per professione che per diletto.

«Attraverso l'omonima associazione, LineaDarte vuole favorire lo scambio culturale con artisti italiani e stranieri e con associazioni ed enti simili nello statuto e negli intenti; inoltre si propone come strumento di promozione sociale e di crescita culturale del territorio, ponendosi come protagonista e promotrice di iniziative artistico-culturali e favorendo una effettiva pluralità di partecipazione e la diffusione della conoscenza delle arti attraverso esposizioni, conferenze, gruppi di incontro e corsi». G. Ippolito, G. Donnarumma

Inaugurazione 20 luglio ore 20

Lineadarte Officina Creativa
via Raimondo de Sangro di Sansevero, 12, Napoli
Da lunedì a sabato dalle ore 10.30 alle 17.00, martedì e domenica chiusi
Ingresso libero



Messaggio di Gino il martedì 5 agosto 2014 alle 11:18   -  forum administrator-  forum moderator
Città: Napoli   Iscritto il: venerdì 29 giugno 2001   Posts: 12608   View Gino's profileProfilo Search for other posts by GinoCerca Visit Gino's homepagewww Quote

12/4/2014

Ettore Spalletti

MADRE - Museo d'Arte Donna Regina, Napoli

Un giorno cosi' bianco, cosi' bianco. Un solo titolo per 3 mostre, a Napoli circa 40 opere ripercorrono la sua ricerca dagli anni '60 alla produzione piu' recente. Il percorso espositivo restituisce la sensazione del tempo come eterno presente al centro della pratica di Spalletti.


 

comunicato stampa

GAM, MADRE e MAXXI
presentano

Ettore Spalletti
UN GIORNO COSI’ BIANCO, COSI’ BIANCO

a cura di Danilo Eccher, Anna Mattirolo, Andrea Viliani e Alessandro Rabottini

MAXXI, Roma 13 marzo – 14 settembre 2014
GAM, Torino 27 marzo – 15 giugno 2014
MADRE, Napoli 13 aprile – 18 agosto 2014

Sì, il colore, come si sposta, occupa lo spazio e noi entriamo.
Non v’è più la cornice che delimitava lo spazio.
Togliendola il colore assume lo spazio e invade lo spazio.
E quando questa cosa riesce, è miracolosa. (Ettore Spalletti, 2006)

Roma 31 gennaio 2014. Oltre 70 opere, tre musei, un solo titolo per tre mostre che nascono dal desiderio di mostrare la varietà, complessità e profondità della pratica artistica di Ettore Spalletti, maestro dell’arte contemporanea italiana. E’ UN GIORNO COSì BIANCO, COSì BIANCO a cura di Anna Mattirolo per il MAXXI di Roma, Danilo Eccher per la GAM di Torino, Andrea Viliani e Alessandro Rabottini per il MADRE di Napoli.

La mostra apre al pubblico al MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, il 13 marzo 2014 (fino al 14 settembre 2014) con un progetto caratterizzato da una grande installazione ambientale concepita appositamente per questa occasione. Alla GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino dal 27 marzo (fino al 15 giugno 2014) viene invece presentata un’ampia selezione di opere provenienti dallo studio dell’artista e da importanti collezioni private, mentre al MADRE Museo d'Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli dal 13 aprile (fino al 18 agosto 2014) sarà esposto un articolato excursus formato da opere sia storiche che recenti, che ripercorre tutto il percorso artistico di Spalletti, dagli esordi fino ad oggi.

Ettore Spalletti nell'arco di quarant'anni ha attraversato alcuni dei momenti più significativi della storia dell'arte internazionale, sviluppando un linguaggio originale, capace di mettere in dialogo contemporaneità e classicità. Il desiderio dell’artista è quello di toccare tre luoghi distanti tra loro, i tre musei, in un solo momento, come un'unica mostra declinata in tre sale ideali in tre città diverse. I tre percorsi espositivi sono concepiti dall'artista in stretto dialogo con gli spazi dei musei, raccontando ogni aspetto della sua opera, dalla pittura alla scultura alle installazioni ambientali, all’interno di percorsi espositivi non cronologici ma legati alla suggestione provocata dalle opere.

MAXXI
Per scelta dell’artista è la riproduzione fotografica in bianco e nero di un’opera storica che accoglie il visitatore all’ingresso della mostra al MAXXI. In una delle sue prime mostre a Pescara dal titolo E porgere, chissà da quale tempo, quanto rimane vivo (1976), l’artista aveva sostituito due pietre dell’antico pavimento del Bagno Borbonico, con due calchi in gesso di colore rosa e celeste. Per tutta la durata della mostra, l’artista sarebbe tornato a spolverare la superficie depositando il pigmento tutto intorno. La foto mostra le mani dell’artista che sembrano accarezzare una superficie polverosa.
La stessa immagine si ripete nei tre musei a legare, come un filo rosso, le tre mostre.
Sono 17 le opere che Spalletti presenta al MAXXI, una installazione unica nata dall’esigenza di confrontarsi con uno spazio architettonico fortemente caratterizzato.

Spalletti si appropria dello spazio in modo progressivo, le opere si pongono in relazione costante con l’architettura che le ospita conducendo il visitatore attraverso un’esperienza visiva avvolgente, in cui il colore attraversa lo spazio come un respiro.
Sulle pareti della sala, il colore si muove lungo tavole di grande formato come le Parole di colore grigioazzurro, Parole di colore, rosa tenue, Parole di colore, rosso azzurro tutte realizzate nel 2011, quadri in cui la pittura sembra muoversi, instabile, rarefatta.
Spalletti tocca tutti gli elementi architettonici, dal pavimento, su cui il colore si adagia come un orizzonte con Voce bassa (2014) una distesa inclinata di azzurro, alle Colonne sole (2014), grandi apparizioni, un omaggio all’architettura e alla bellezza del paesaggio italiano, fino alla centralità di una scultura assoluta, in cui il visitatore è invitato a entrare. Al centro della galleria campeggia infatti l’opera che dà il titolo al progetto delle tre mostre: Un giorno così bianco, così bianco (2014). Un volume di quattro metri per lato che contiene 11 quadri bianchi a dimostrare quanto la pittura dell’artista sconfini continuamente nella scultura e viceversa.

GAM
La mostra alla GAM di Torino si propone di ricostruire l’atmosfera dello studio di Ettore Spalletti. L’intento non è quello di riprodurre fisicamente lo spazio in sé quanto di trasmettere la poetica dell’artista ricreando l’energia che si respira in quell’ambiente.
Ettore Spalletti vive emotivamente i suoi luoghi: qui trascorre le sue giornate, e lo studio, al pari della sua casa, è a tutti gli effetti un rifugio protetto, un punto di osservazione privilegiato del mondo circostante, in cui nasce la sua personale riflessione e interpretazione dell’essenza delle cose che lo circondano. È il luogo che accoglie i pensieri da cui nascono le sue opere, fedeli compagne di vita. La convivenza con esse è continua e persistente: non si riduce al momento creativo o al lungo periodo di lavorazione durante il quale Spalletti sceglie con cura i materiali, studia e controlla la trasformazione dei pigmenti e l’effetto finale dei colori.

Le opere che popolano lo studio di Spalletti abbracciano un arco temporale molto ampio che va dagli anni ’80 ad oggi, ma convivono armoniosamente abitando lo stesso spazio fisico, in una dimensione temporale sospesa. Sono loro che accolgono l’artista ogni giorno in maniera nuova, inaspettata a seconda delle luci o della collocazione, sempre diversa, con cui l’artista le dispone nello spazio, in una costante ricerca di ordine e di equilibrio perfetto. La sintesi di tutto il lavoro di Ettore Spalletti si racchiude dunque nella dimensione magica del suo studio, luogo intimo e personale, che ricreerà negli spazi espositivi del museo.

Tra i circa 25 lavori in mostra un’opera, proveniente da una importante collezione privata belga, Coppa, 1982 e Disegno, mano libera, un disegno di 8 metri del 1981, presentato in anteprima nazionale a Torino.

MADRE
La mostra al MADRE presenta circa 40 opere che ripercorrono, occupando tutto il terzo piano del museo, l’intera articolazione della ricerca dell’artista, dagli esordi negli anni Sessanta fino alla produzione più recente. Il percorso espositivo prescinde però dall’adozione di un criterio cronologico, per restituire quell’annullamento del tempo come linearità, ovvero quella sensazione del tempo come eterno presente dell'esperienza percettiva e dei materiali, che è al centro della pratica artistica stessa di Ettore Spalletti.

Saranno in mostra opere mai esposte al pubblico, come la grande installazione-scultura Foglie del 1969 e le maquette architettoniche per progetti, sia realizzati che mai realizzati, nonchè una serie di lavori che rappresentano momenti fondativi all’interno del percorso dell’artista: Presenza stanza, 1978, dalla quale si origina il discorso centrale nella sua opera sul rapporto tra pittura e scultura inteso come articolazione del colore nello spazio; Colonna di colore, 1979, una solitaria presenza scultorea che trasforma il colore in pilastro dell’architettura; Contatto, 1976, in cui il pigmento come pulviscolo (quindi nella sua forma originaria) stabilisce con lo spazio espositivo e con lo spettatore un rapporto percettivo di natura quasi simbiotica.
La mostra, inoltre, esplora in modo approfondito la dialettica tra astrazione e figurazione quale perno formale e concettuale attorno al quale ruota tutto il lavoro dell’artista, attraverso la presenza di opere come La bella addormentata, 1975, Montagna riflessa, 1985 e Bella addormentata, Vesuvio, 1988, che dimostrano anche quanto l’esperienza del paesaggio sia un altro elemento centrale per la comprensione dell’opera dell’artista.

Al MADRE inoltre fino al 21 aprile sarà proiettato in Re_Pubblica Madre il film Ettore Spalletti (Italia, 2008 videointervista di Pappi Corsicato. Durata: 22') di Pappi Corsicato, nel quale la voce fuori campo dell'artista accompagna lo spettatore in un viaggio nel tempo dove i ricordi di bambino in Abruzzo si mescolano alle riflessioni sul mondo di oggi, sulla pittura e sul colore.

Un’ampia selezione di opere chiarisce, infine, l’esplorazione delle potenzialità estetiche ed espressive dei singoli materiali da sempre impiegati da Spalletti – come l’alabastro, il marmo, la foglia d’oro, la carta e il pigmento di colore puro – intesi appunto nella loro potenzialità cromatica e percettiva, come agenti in grado di aprire gli orizzonti della pittura e del nostro sguardo su di essa.

La collaborazione tra GAM, MADRE e MAXXI sarà accompagnata da una pubblicazione (Electa) realizzata su progetto dello Studio Spalletti, che ripercorre l’intera carriera dell’artista, con testi critici di Carlos Basualdo, Danilo Eccher, Gabriele Guercio, Anna Mattirolo, Gloria Moure Cao, Alessandro Rabottini, Andrea Viliani.

Ettore Spalletti ha esposto nei principali musei del mondo, sia in mostre collettive sia personali. Oltre ad aver rappresentato l’Italia alla Biennale di Venezia del 1997, l’artista ha preso parte ad altre tre edizioni della stessa manifestazione nel 1982, nel 1993 e nel 1995 e a due edizioni di Documenta a Kassel nel 1982 e nel 1993. Sue mostre personali sono state allestite presso il Museum Folkwang di Essen (1983), il De Appel di Amsterdam e Portikus di Francoforte (1989), il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (1991), l’IVAM di Valencia (1992), Villa Arson a Nizza (1993), la South London Gallery di Londra e il MUHKA di Anversa (1995), il Musée d’Art Contemporain de Lyon (1996), il Musée de Strasbourg e il Museo di Capodimonte di Napoli (1999), la Fundacion “la Caixa” di Madrid (2000), l’Henry Moore Institute di Leeds (2005), l’Accademia di Francia - Villa Medici a Roma (2006), il Museum Kurhaus di Kleve (2009) e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (2010).

Uffici Stampa
GAM Daniela Matteu - Tanja Gentilini
tel. 011 4429523 daniela.matteu@fondazionetorinomusei.it tanja.gentilini@fondazionetorinomusei.it

MADRE Monica Brognoli - Anna Salvioli
tel. 02 71046347 brognoli@mondadori.it ufficiostampa.electa@mondadori.it

MAXXI Beatrice Fabbretti - Annalisa Inzana – Chiara Capponi tel. 06 3225178 press@fondazionemaxxi.it

Inaugurazione sabato 12 aprile ore 19
Seguirà:
MADreload party
sound-video-performance post opening@MADRE
dalle 22.00 alle 01:00
Primo piano, Sala delle Colonne

DJ SET a cura di
Anfisa Letyago resident
Angelo Iossa guest
Stefano Leone warm up

Madre Napoli
via Settembrini 79, Napoli
Orario: Lunedì / Sabato 10.00 - 19.30 Domenica 10.00 - 20.00 Martedì chiuso
Biglietti: Intero 7€ Ridotto 3.50€



Messaggio di Gino il martedì 5 agosto 2014 alle 11:19   -  forum administrator-  forum moderator
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19/4/2014

Viaggio in Campania

Museo di Villa Pignatelli, Napoli

Sulle orme del Grand Tour. 9 mesi di eventi, mostre, itinerari ed escursioni, un programma che ripropone in chiave moderna il viaggio di formazione settecentesco, che vide musicisti, filosofi, poeti, pittori celebrare il sud, la sua arte e la sua storia.


 

comunicato stampa

Da aprile a dicembre 2014 la Campania diventa teatro di un viaggio nelle emozioni. Un viaggio costruito ripercorrendo le orme di quella esaltante stagione della cultura che va sotto il nome di Grand Tour e che l’Italia, Campania compresa, ha vissuto soprattutto fra il XVIII e il XIX secolo. Di quell’epoca ci resta un patrimonio inestimabile di testimonianze di viaggio e di opere letterarie ispirate dalle bellezze italiane, scritte dai tanti stranieri che vivevano il viaggio in Italia come un’esperienza imprescindibile di formazione. Esse ci restituiscono l’immagine di un Paese inevitabilmente (almeno per certi versi) diverso.

Oggi quelle testimonianze – in un momento di difficoltà per la cultura in Italia, con un territorio sempre più a rischio di sconsiderate aggressioni – suonano come un monito per tutto ciò che abbiamo perduto ma anche come una guida per riscoprire e valorizzare l’ancora ricchissimo patrimonio culturale e ambientale. A lanciare il progetto è stato l’Assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Campania Pasquale Sommese che già lo scorso anno ne aveva presentato il programma in anteprima a Londra. Ora finalmente si parte.

“Vogliamo che il 2014 sia l’anno della Campania” - aveva detto l’Assessore presentando i nove mesi di eventi, mostre, itinerari ed escursioni, dall’area vesuviana a tutta la regione. Il ricco programma – dal titolo emblematico di “Viaggio in Campania. Sulle orme del Grand Tour” – è stato previsto dall’Assessorato ai Beni Culturali e Turismo della Regione Campania al fine di riproporre in chiave moderna il viaggio di formazione settecentesco. Chi si recherà in Campania potrà visitare le tante bellezze archeologiche, artistiche, storiche e naturali della nostra terra, vivendo una vera e propria esperienza emozionale.

“Con il programma del Grand Tour vogliamo realizzare la più importante operazione degli ultimi anni di promozione del nostro patrimonio culturale, proponendo una ricca offerta che non ha solo una funzione di valorizzazione, ma serve anche per aiutare gli operatori e chi vende il prodotto Campania, per arricchire il soggiorno e la vacanza dei turisti italiani e stranieri – spiega l’Assessore ai Beni Culturali e Turismo Pasquale Sommese che ha voluto fortemente questa iniziativa.

Grazie all’utilizzo di Campania>Artecard, è stato messo a sistema lo straordinario patrimonio di musei, siti archeologici, località di mare, specialità gastronomiche, siti religiosi e parchi naturali. Obiettivo primario: ottenere un riscatto che il territorio campanio merita proprio mentre le sue ferite ambientali sono un problema ancora aperto.

Nove itinerari, che coprono l’intera regione e che accanto ai grandi attrattori, come Pompei, il Vesuvio, la Reggia di Caserta e le località più famose come Sorrento, Capri e Ischia, promuoveranno le zone interne con i loro tesori, attraverso collegamenti via mare e via terra dedicati.

Da aprile a dicembre, nei luoghi dei nove itinerari, ci sarà un cartellone fitto di appuntamenti che accanto alle visite guidate spettacolarizzate ospiterà eventi collaterali, mostre e seminari. Il programma è realizzato in collaborazione con la Scabec (la società regionale per i Beni Culturali) che gestisce il circuito Campania>Artecard.

Ecco gli itinerari che da aprile a dicembre 2014 attraverseranno la Campania:

1) Il sogno di Napoli

2) Campi flegrei: mito, storia e natura

3) Passeggiate Vesuviane

4) Un viaggio tra profumi e colori della Penisola Sorrentina

5) Capri e Ischia, le isole del Grand Tour

6) Lungo il Miglio d’Oro

7) I percorsi della via Appia

8) La Costa d’Amalfi e le vie del Cilento

9) I fasti dei Borbone e le Regge (nell’itinerario ci sarà anche il Real Sito di Carditello, recentemente sottratto al degrado)

Speciale Grand Tour di Notte da giugno a settembre 2014: “Herculaneum e Vesuvio, Storie Sepolte”, visite e spettacoli serali negli scavi di Ercolano, programma arricchito anche dalle performance sul Vesuvio.

“Con Campania>Artecard, in sinergia con gli enti locali e le realtà più significative delle varie aree interessate – spiega ancora l’assessore Pasquale Sommese – abbiamo creato una rete di collegamenti tra la costa e le zone interne della regione, in modo da valorizzare anche siti e musei di pregio, non interessati normalmente dai grandi flussi turistici.”

L’emozione di un viaggio culturale sarà arricchita anche dall’esperienza sensoriale, con gusti, odori e sapori della Campania. “Il Grand Tour – continua Pasquale Sommese – è infatti anche l’occasione per promuovere le nostre eccellenze enogastronomiche, oggi elemento di formidabile attrazione turistica, e i nostri paesaggi che permettono, tra parchi e oasi , di vivere uno straordinario viaggio nella natura”.

Museo di Villa Pignatelli
via Riviera di Chiaia, 200
081 7612356
081 669675
http://www.polomusealenapoli.beniculturali.it
sspsae-na.pignatelli@beniculturali.it



Messaggio di Gino il martedì 5 agosto 2014 alle 11:19   -  forum administrator-  forum moderator
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12/6/2014

Stano Filko - Jiri Kovanda

Fondazione Morra Greco, Napoli

Filko, attraverso un processo di archiviazione di oggetti e documenti, realizza delle installazioni immersive. Kovanda, le cui performance sono piccoli interventi in contesti urbani, prevedono il coinvolgimento di persone e di oggetti comuni.


 

comunicato stampa

a cura di Mira Keratova'

POSTBIGBANGSF – ANTEBIGBANGSF
L’opera di Stano Filko è estremamente ampia e dinamica. Si basa su un’incessante archiviazione di oggetti e documenti attraverso la realizzazione di installazioni e ambienti, fino alle voluminose e immateriali PROJECT ART, PROSPEKT ART E TEXT ART: queste ultime sono opere in cui il testo assume un ruolo centrale, realizzate con materiali diversi come carte recuperate e adattate (spesso carte millimetrate), plastica colorata e traforata, alluminio e persino il suono, come nel caso delle notevoli registrazioni sonore su vinile.

Da un lato Filko utilizza testi recuperati da libri e giornali, dall’altro elabora un proprio sistema ideologico autonomo, il cosiddetto SISTEMA PSICOFILOSOFICO. Partendo da un approccio apparentemente ermetico, quasi alchimistico, l’artista crea neologismi di un vocabolario essenziale, attraverso la composizione o l’abbreviazione di parole esistenti. Fra le sue abbreviazioni più frequenti ricordiamo: SF = Systém Farieb (Traduzione: Sistema cromatico) – STANO FILKO; EQ = EMOZIONE/ENERGIA – INTELLETTO; SOIQ = SPIRITO – INTELLETTO; EISQ = EMOZIONE – RATIO/INTELLETTO – SPIRITO.

Molto presente nel suo lavoro è il concetto di numerologia. Secondo le descrizioni dell’artista, Filko attinge alla numerologia ebraica incentrata sul numero otto, a quella cosmica basata sul nove e alla centroeuropea che ruota intorno al numero dieci. Le componenti numerologiche sono integrate ulteriormente nel suo sistema attraverso l’iconografia e gli elementi ricorrenti nel suo lavoro quali specchi, frammenti di carta millimetrata, mappamondi, bombe, scale ecc.

Filko concettualizza la dimensione del tempo. Le sue composizioni spaziali appartengono prevalentemente al gruppo di lavori definiti POSTBIGBANG in cui l’artista affronta lo spazio FISICO (MATERIALIZZAZIONE – STORIA – RATIO – EGO). Altre composizioni rientrano invece nel gruppo di opere ANTEBIGBANG e simboleggiano il mondo METAFISICO. Un esempio è l’Universo, definito secondo quattro dimensioni di tempo puro: SENSUALITA’ – SENSIBILITA’ – EMOZIONE – SPIRITUALITA’. Né il POSTBIGBANG né l’ANTEBIGBANG si riferiscono esclusivamente alla creazione del cosmo ma sono legati alle incarnazioni di Filko (13-14-15 giugno 1937) e alle sue due morti cliniche del 1945 e del 1952.

Il SISTEMA CROMATICO di Stano Filko è particolarmente significativo. L’artista lo ha sviluppato attingendo allo studio dei sistemi in fisica (Newton) e alle ricerche sul colore delle teorie dell’arte. L’aspetto fondamentale in Filko consiste nell’impiego del colore in quanto STRUTTURA, che l’artista suddivide in 5 DIMENSIONI creando una struttura verticale; ciascuna delle cinque dimensioni è a sua volta ripartita in strutture orizzontali che corrispondono a 20 COLORI. Ogni colore si sviluppa fino a una determinata dimensione creando una sorta di chakra, mentre ogni dimensione superiore contiene tutti gli elementi di quelle inferiori. Il modello spaziale di questo schema è la piramide.

Il sistema di Filko abbraccia diverse discipline. I colori sono organizzati in ulteriori strutture secondo diversi sistemi filosofici fino al puro logos. Così facendo è possibile applicare la strutturazione intesa come metodo analitico a qualsiasi tipo di fenomeno, sia a quelli per i quali esiste già una definizione, sia a quelli per i quali l’autore inventa un neologismo. Filko crea innumerevoli sottocategorie fino al più infinitesimo elemento.

Grazie a questa formula, l’artista è in grado di creare una serie lineare infinita e, nello stesso tempo, di sviluppare infinite serie interconnesse fra loro su temi diversi e nell’ambito di specifici sistemi di conoscenza per i quali nutre interesse (un esempio sono le questioni di genere, l’evoluzione, la creazione dell’universo, l’aldilà, l’arte, la società, l’etica e così via).

Tuttavia, nelle sue molteplici rappresentazioni, Filko è solito affrontare le contraddizioni. Le opposizioni binarie gli permettono di sviluppare ulteriori rapporti dialettici interni (un tipico esempio è la contrapposizione fra EGOISMO e ALTRUISMO).

Le “serie” create da Filko si sviluppano dunque parallele. Le dimensioni possono per esempio rappresentare o essere a loro volta rappresentate da elementi classici (Fuoco, Aria, Acqua, Terra), dai punti cardinali (Nord, Ovest, Est, Sud), da temi sociali di vario genere o ancora da altri aspetti. Basandosi su questa struttura, Filko ha sempre la possibilità di sviluppare ulteriori serie infinite parallele con interconnessioni funzionali. La complessa sovrapposizione di livelli e le infinite interconnessioni creano un rizoma.

Filko è spesso considerato un utopista. Di fatto, si ispira a un modello universalistico del mondo che va oltre l’universo conosciuto. Cerca di ottenere una qualche forma di algoritmo finale (lui direbbe SINGOLA VERITA’ al posto di RELATIVITA’ PLURALISTICA) che gli consenta di delineare una costellazione essenziale, un’entità suprema che spieghi l’infinito. Non essendo un assertore del pluralismo, Filko non crede che le cose possano essere indifferentemente in un modo o in un altro. Per lui tutto è in qualche modo verificabile. OGGETTIVITA’ ASSOLUTA! Mira Keratovà

La mostra consiste in una selezione di opere dell’artista presentate precedentemente alla galleria amt_project di Bratislava (2012). Si tratta di una rassegna cronologica del lavoro di Filko, con una particolare attenzione al gruppo di opere del dopo Big Bang. La mostra affronta temi come la creazione del cosmo, l’idea di incarnazione, i fenomeni della morte clinica e lo spazio dell’Io, rappresentati in numerose sculture e installazioni.

Dal 1959 al 1965 Filko ha frequentato l’Accademia di Belle Arti e Design di Bratislava. Ha partecipato a numerose mostre internazionali fra le quali ricordiamo: Biennale di Parigi, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (1969); Documenta 7, Kassel (1982); FLYKO, Special Exhibit of Recent Work 1983-1985, P.S.1 – The Institute for Art and Urban Resources, Long Island City, New York (1986); Aspekte/Positionen. 50 Jahre Kunst aus Mitteleuropa 1949-1999, Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig, Vienna (1999); Biennale di Venezia, 51. Esposizione Internazionale d’Arte, Venezia (2005); UP 300000 KM/S, tranzit workshops, Bratislava (2005); 11th Biennale de Lyon, Lione (2011); Report on the Construction of a Spaceship Module, New Museum, New York City (2014) e numerose altre.

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Jiri Kovanda - Above our heads
Il lavoro di JiRI Kovanda ha un carattere estremamente elusivo e minimalista ed è costituito principalmente da performance ed installazioni che affermano la libertà del singolo attraverso l’invisibilità della figura dell’artista a favore di una delicata esibizione dell’esistenza dell’oggetto. Le sue performance, documentate attraverso la fotografia,sono caratterizzate da piccoli interventi gestuali in contesti urbani che si articolano attraverso il coinvolgimento di persone o di oggetti d’uso comune, poetizzando l’esecuzione delle azioni più semplici e focalizzando l’attenzione sull’esplorazione dei limiti dell’autodeterminazione. La prima fase del lavoro dell’artista, a partire dalla metà degli anni 70’, va esaminata alla luce del totalitarismo sovietico e della totale eliminazione del concetto di individuo.

L’azione ed il gesto, per quanto apparentemente ininfluenti sulla vita della collettività, nel lavoro di Kovanda assumono un carattere fondamentale e si impongono sia come mezzo per l’affermazione della libertà personale,che come strumento di presa di coscienza della realtà attraverso la messinscena di quello che, attraverso la documentazione, può apparire come un piccolo teatro dell’assurdo. Per la Fondazione Morra Greco, Kovanda realizza un’installazione site specific, un intervento delicatissimo concepito per il piano basamentale e teso a suggerire un’atmosfera e modulare un ambiente piuttosto che ad imporsi come opera d’arte. La disposizione di una serie di lampade collocate su pilastri, è realizzata a partire dalla posizione delle stelle della costellazione del Corvo. L’installazione è intitolata Above Our Heads ed il riflesso del cielo al di sopra dello spettatore viene restituito sul fondo del palazzo della Fondazione, come l’acqua di un pozzo che riflette la luminescenza della volta celeste.

Il Corvo è una delle costellazioni più visibili dai cieli che sovrastano le aeree urbane, sia per la sua ridotta estensione che per la particolarità d’essere collocata in un'area povera di stelle brillanti. Kovanda ha così la capacità di trasporre la magnificenza del cielo in uno spazio chiuso, di creare un’atmosfera sottile grazie alla suggestione della luce artificiale che illumina il buio naturale, riuscendo ad attuare il superamento del limite spaziale dei piani e del tetto del palazzo nella rappresentazione di una cosmologia personale ottenuta tramite la ricollocazione di oggetti già esistenti. La scelta artistica di rispettare la natura delle lampade reperite, senza ulteriori modifiche a livello d’intensità luminosa o di adeguamento della luce dell’una rispetto all’altra, riflette il rispetto per il materiale e la volontà di non rendere l’artificio volutamente artificioso. Altra caratteristica fondamentale del lavoro è infatti la visibilità dei fili elettrici che alimentano le lampade e creano un disegno sul pavimento. L’utilizzo del cavo elettrico come parte integrante del lavoro crea un evidente slittamento rispetto all’idea dell’oggetto, percepito abitualmente come un inutile ingombro da nascondere. Il suo corrente utilizzo estetico assume la stessa importanza funzionale che il filo riveste per la generazione di elettricità e la scelta di mostrarlo effettuata da Kovanda diviene una personale presa di posizione nei confronti della concezione dell’oggetto e della percezione dello spettatore.

Le stelle che compongono la costellazione del corvo sono undici ma solo sei delle sue stelle sono luminose ad occhio nudo. Kovanda mostra ciò che è visibile, le stelle, ed anche ciò che viene solitamente celato, il cavo elettrico, dichiarandone la presenza quel tanto che basta per suggerire l’intervento artistico e facendo si che per scelta, solo l’essenziale e l’esistente per il singolo divenga visibile agli occhi di tutti. Anna Cuomo

JiRI Kovanda (Praga, 1953) ha esposto i suoi lavori a Documenta XII (2007) e realizzato la perfrmance Kiss Through Glass alla Tate Modern di Londra (2007), tra le personali recenti la retrospettiva al Museum of Contemporary Art di Breslavia (2013), al Reina Sofia di Madrid (2012) e la collettiva al New Museum di New York (2014).

Immagine: Stano Filko, Mercury and the Sun, 2012

Ufficio stampa Electa
ufficiostampa.electa@mondadori.it

Inaugurazione 12 giugno alle 19

Fondazione Morra Greco
largo Avellino 17, Napoli.
Lun 15-19, mar-ven 10-14/15-19 e sab 11-14/15-19.
Ingresso libero.



Messaggio di Gino il martedì 5 agosto 2014 alle 11:20   -  forum administrator-  forum moderator
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13/6/2014

Francis Alys / Per_formare una collezione

MADRE - Museo d'Arte Donna Regina, Napoli

La mostra Reel-Unreel presenta l'insieme dei lavori prodotti da Alys in Afghanistan dal 2010 al 2014, posti in relazione con alcune delle sue piu' celebri opere. Contemporaneamente prende il via Intermezzo, il terzo capitolo del progetto in progress dedicato alla costituzione della collezione permanente del museo, con nuovi interventi di artisti italiani e internazionali.


 

comunicato stampa

Francis Alys
Reel-Unreel (Afghan Projects, 2010-14)

a cura di Andrea Viliani, Eugenio Viola

La mostra REEL-UNREEL (Afghan Projects, 2010-14) [ARROTOLARE-SROTOLARE (Progetti afghani, 2010-14)] è la più ampia mostra personale di Francis Alÿs (1959, Anversa, Belgio) in un’istituzione pubblica italiana.
La mostra, co-prodotta con il Centre for Contemporary Art Ujazdowski Castle di Varsavia, presenta in anteprima internazionale l’insieme dei lavori prodotti da Alÿs in vari luoghi dell’Afghanistan, dal 2010 al 2014, posti in relazione ad alcune delle più celebri opere dell’artista. La mostra è suddivisa in due parti, la prima negli spazi al pianterreno del museo, nella sala Re_PUBBLICA Madre, dove sarà esposto il video REEL-UNREEL (ARROTOLARE-SROTOLARE), del 2011, la seconda al secondo piano del museo, dove saranno esposti gli altri “Progetti afghani”.

Uno dei più importanti artisti contemporanei, Alÿs è autore di opere che spaziano dal video all’installazione, dalla pittura al disegno, dall’animazione alla fotografia. Costantemente basate su una pulsione performativa, queste opere prendono spesso la forma di esplorazioni, di “passeggiate” in luoghi che divengono oggetto di un’articolata ricerca da parte dell’artista, matrice di un processo creativo aperto, al contempo narrativo e documentario. Sospesi tra reale e immaginario, gli attraversamenti di Alÿs da fisici diventano metaforici, tesi ad intercettare e reinventare, sul proprio cammino, i codici linguistici e culturali delle realtà con cui l’artista si è via via confrontato, sin dalle prime azioni di strada (realizzate a Città del Messico, città in cui l’artista ha scelto di vivere dal 1986). È da allora che Alÿs conduce una ricerca caratterizzata da un’estrema sintesi formale che volutamente stride con quei contesti di urgenza, oppressione, emarginazione che spesso indaga. Animate da una sensibilità quindi al contempo politica e poetica, le opere dell’artista sono come i singoli, spesso minimi, episodi di un unico discorso in cui la realtà è messa in scacco, sovvertita e riscritta dalla surrealtà di gesti al limite dell’assurdo e del paradosso, come tentare di spostare una montagna o penetrare nell’occhio di un tornado. Nella loro transitorietà, precarietà, incompletezza, queste opere sono metafore, allegorie, parabole, sul ruolo dell’arte quale catalizzatore di realtà alternative, mere possibilità, al contempo immaginarie e rivoluzionarie, che scaturiscano dall’immaginazione e che riscattano e reincantano la realtà come la conosciamo.

In occasione della mostra il Madre di Napoli e il Contemporary Art Ujazdowski Castle di Varsavia co-produrranno un catalogo monografico, edito da Electa (edizione bilingue italiano/inglese), con immagini delle opere in mostra e materiali di ricerca, saggi inediti di Francis Alÿs, Carolyn Christov-Bakargiev, Ewa Gorzadek, Ajmal Maiwandi, Michael Taussig, Robert Slifkin e testimonianze di Mario Garcia Torres, Mariam Ghani, Amanullah Mojadidi.

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Per_formare una collezione (Intermezzo)

Il terzo capitolo del progetto in progress dedicato alla costituzione progressiva della collezione permanente del Madre.
a cura di Alessandro Rabottini, Eugenio Viola

Per_formare una collezione (Intermezzo) è il terzo appuntamento – dopo Per_formare una collezione #1 (inaugurato il 21 giugno 2013) e Per_formare una collezione #2 (inaugurato il 20 dicembre 2013) – che amplia e prosegue il progetto in progress dedicato alla costituzione progressiva della collezione permanente del museo Madre di Napoli.

La scelta del sottotitolo di questo capitolo intermedio, Intermezzo, che precede i prossimi, previsti per l’autunno 2014 e l’inizio del 2015, indica un momento di sintesi, approfondimento e condivisione dell’identità e della funzione della collezione museale quale strumento al contempo di educazione e di intrattenimento, narrazione multipla condivisa con gli artisti e il pubblico. La collezione del museo Madre è infatti assimilabile a una sinfonia ascoltata nel suo eseguirsi, a una proiezione cinematografica o a una messa in scena teatrale in continuo movimento, il cui intermezzo costituisce l’intervallo che ne puntualizza e riassume i passaggi e il metodo, prima di introdurre nuovi capitoli.

Per_formare una collezione (Intermezzo) conferma le due direttrici principali che la collezione del Madre sta assumendo: da una parte racconto della storia della cultura d’avanguardia a Napoli e in Campania (fra arti visive, teatro, cinema, architettura, musica e letteratura) e dall’altra ricerca sul presente e prospettiva sul futuro, attraverso l’inclusione di artisti che rispondono, con le loro nuove opere, a questa storia, evocandone gli scenari ulteriori in cui il museo ripropone e rilegge attivamente la produzione artistica del passato e si fa “produttore” di nuova storia dell’arte.

Le sale della collezione si arricchiscono e vengono completate con nuovi interventi, mettendo in dialogo artisti italiani e internazionali di generazioni diverse, attraverso la presentazione di opere storiche o inedite di: Vito Acconci, Marisa Albanese, Gianfranco Baruchello, Henri Chopin, Francesco Clemente, Tony Cragg, Robert Filliou, Cyprien Gaillard, Mark Manders, Marisa Merz, Dennis Oppenheim, Nam June Paik, Gianni Piacentino, Vettor Pisani, David Robbins.

Collaborazione alla ricerca e redazione testi: Alessandra Troncone, Olga Scotto di Vettimo
Coordinamento: Silvia Salvati

Immagine: Francis Alÿs, Reel-Unreel, 2011, Kabul, Afghanistan, con Julien Devaux, Ajmal Maiwandi. Fotogramma (video-documentazione di un’azione). Courtesy l’artista; David Zwirner, New York-London.

Ufficio Stampa
Anna Salvioli tel. 02 71046347 ufficiostampa.electa@mondadori.it
Luisa Maradei tel. 3335903471 luisamaradei@gmail.com
Monica Brognoli Responsabile Comunicazione tel. 02 71046456 brognoli@mondadori.it

Venerdì 13 giugno, ore 12.00 (Re_Pubblica MADRE e secondo piano) Conferenza stampa di presentazione delle mostre “Francis AlŸs” e “Per_formare una collezione (Intermezzo)”;
ore 19.00-22.00 inaugurazione.

Museo Madre
via Settembrini 79, 80139 Napoli
Orari:
Lunedì / Sabato 10.00 - 19.30
Domenica 10.00 - 20.00
Martedì chiuso
La biglietteria chiude un'ora prima
Intero: € 7.00
Ridotto: € 3.50
Ridotto gruppi prenotati: € 4.00
Lunedì ingresso gratuito



Messaggio di Gino il martedì 5 agosto 2014 alle 11:20   -  forum administrator-  forum moderator
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10/7/2014

Francesco Clemente

Casamadre - arte contemporanea, Napoli

A distanza di 35 anni Clemente torna negli spazi che furono di Lucio Amelio. Oggi presenta un'opera unica, composta da grandi bandiere dipinte e ricamate in India insieme ad artigiani locali.


 

comunicato stampa

A distanza di 35 anni Francesco Clemente torna negli spazi che furono di Lucio Amelio, dove il 27 ottobre del 1979, giovanissimo, inaugurò una delle sue primissime mostre personali.
Oggi presenta unʼopera unica, composta da grandi bandiere dipinte e ricamate in India coadiuvato da artigiani del luogo.

Nel corso della sua carriera artistica, Francesco Clemente ha attraversato, sviluppato, abbandonato e poi ripreso temi, ossessioni, tecniche e formati diversi ad intervalli irregolari con lʼincoerenza disinvolta di un monologo interiore.
Tuttavia lʼintera sua opera non ha mai riposto fiducia nel gesto individuale, nella volontà singolare o nellʼespansività del soggetto creatore. e se si scosta il velo orientale e lʼalone misticheggiante che la circonda da sempre, si presenta piuttosto come un'ermeneutica del linguaggio dell'arte visiva, una sorta di concettualismo malinconico: da una parte il repertorio infinito di forme e di stili di cui dispone l'artista (eclettismo o sincretismo), dall'altra un mondo esterno, da nord a sud e da est a ovest, concepito come un gigantesco deposito per lʼaccumulo di dati sensibili.
In questo senso Clemente è figura tipicamente postmoderna, perché pensa la separatezza dell'arte dalla vita, cioè la distanza incolmabile e indicibile tra rappresentazione ed esperienza.

Il trionfo di bandiere, concepite e realizzate in India, anche con la sapiente collaborazione di artigiani locali, sembra ora celebrare la materia gioiosa dei segni che si ergono a misura del mondo, mentre il risvolto, lʼaltra faccia dei vessilli, dipana figure meno precise e le ambiguità di aforismi ricamati nellʼoro.
Ancora pittura e scrittura, polarità irriducibili nella tradizione occidentale, che però la mano dellʼartista ricuce proprio nel gesto della separazione: non si guardano, non sʼincrociano, ma si danno senso e si sentono lʼuna con lʼaltra. Come la luce e lʼombra. Se cʼè un modo per definire il fare arte di Clemente - al di là delle antinomie figurativo/astratto, narrativo/concettuale - lo si può trovare in quello che mostrano oggi le bandiere: la sua pittura è iscrizione del mondo.
Non una presa, non una partecipazione, ma un taglio veloce sulla superficie, come unʼincrespatura che si tocca con mano ma che si vede solo da lontano. Lʼartista è lo spettatore (qui magari lo sbandieratore) di un evento (di una festa, di una catastrofe) che percepiamo solo quando è allegoria, cioè quando lʼimmaginazione aderisce perfettamente perché si separa dalla realtà e la prende alle spalle, riscrivendola sotto forma di immagini da leggere e interpretare con cura e sapienza infinite.

Per dirla con Blumenberg o con Debord, il mondo intero è lo spettacolo della separazione. In fondo, unʼopera dʼarte.

Vernissage giovedì 10 Luglio 2014 ore 19.30

CASAMADRE - Arte Contemporanea
Palazzo Partanna piazza dei Martiri, 58 Napoli



Messaggio di Gino il martedì 5 agosto 2014 alle 11:21   -  forum administrator-  forum moderator
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24/7/2014

Maria Adele Del Vecchio

Quartiere intelligente, Napoli

Q.I. Vedo. L'opera Blue, prodotta ad hoc per il Quartiere, porta il mare all'interno del contesto urbano. Il termine inglese, nel suo essere ambiguo, oltre a indicare il colore si rifa' alla sensazione di depressione.


 

comunicato stampa

a cura di Adriana Rispoli

Il lavoro di Maria Adele Del Vecchio incrocia la tensione estetica a quella relazionale caratterizzandosi attraverso la produzione di opere che possono sia essere "azioni" sul territorio - come la performance "Qui sembra ancora possibile", avvenuta nel 2011 nel Parco del Pineto di Roma - che oggetti o progetti in cui utilizza un linguaggio spesso simbolico che lascia trasparire l’eco di un autobiografismo e di un costante interrogarsi e interrogare i segni della realtà. In entrambi i casi, palesemente o velatamente, l'opera chiede allo spettatore di "prendere posizione", di farsi coinvolgere, di iniziare un percorso di crescita della propria coscienza e consapevolezza.

Blue
L’opera, realizzata ad hoc per il Quartiere Intelligente, è un manifesto visivo, un’immagine appartenente fissa che ribalta lo spazio della città portando il mare nel centro storico e soprattutto gemellando due aree urbane accomunate da un vuoto lasciato dall’uomo: l’area di Montesanto, ed in particolare quella dove sorge il Q.I., e quella di Bagnoli che ancora soffrono dell’immobilismo delle autorità. Lontano da una facile polemica politica, Blue - aggettivo che in inglese oltre a riferirsi al colore qualifica la sensazione di depressione - è piuttosto un malinconico saluto dell’artista all’estate e alla città di Napoli, una tautologia, cioè un'affermazione vera perché veri sono gli elementi che la compongono, che sincronizza temporalmente il centro storico con l’area post industriale.

Maria Adele Del Vecchio (1976, Caserta), vive e lavora a Roma. Ha frequentato nel 2005/06 la Staedelschule di Francoforte, e nel 2003la Fondazione Antonio Ratti di Como. Tra le ultime mostre personali ricordiamo Tonite let's all make love in London, Supportico Lopez, Berlino, 2014, Qui sembra ancora possibile, a cura di Maria Rosa Sossai, Parco del Pineto, Roma, 2011, No end is limited, a cura di Stefania Palumbo, Galleria Enrico Fornello, Prato 2008; tra le collettive: Viaggio al termine della parola, a cura di Antonello Tolve, Galleria Tiziana Di Caro, Salerno, Se il dubbio nello spazio è dello spazio, a cura di Maria Adele Del Vecchio e Nemanja Cvijanovic, Museo MACRO, Roma,2014, Die Dritte Dimension, Frutta Gallery, Roma2013.

Q.I. VEDO a cura di Adriana Rispoli e sotto il “matronato” della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee, è il format visivo del Quartiere Intelligente in cui artisti contemporanei interpretano con il linguaggio video i temi dell’ambiente, dell’ecosostenibilita' e del rapporto uomo-natura proiettando messaggi visivi su un muro monumentale trasformato in schermo permanente. Sfruttando le strategie del main stream pubblicitario, Q.I.VEDO è un progetto d'arte pubblica che mira a coinvolgere un audience passeggero, variegato, in transito, con lo scopo ultimo di sensibilizzarlo alla bellezza e alla importanza dell'ambiente. Blue di Maria Adele del Vecchio è il 5° appuntamento di Q.I. vedo dopo i MASBEDO, Filippo Berta, Moio&Sivelli e Giovanni Giaretta Si ringrazia per la collaborazione Tiziana Di Caro, Eli Cortiñas e il Club Katiuscia di Napoli.

Inaugurazione 24 luglio alle 20.30

Quartiere intelligente
Scala Montesanto, 3 - Napoli Campania Italia.
Orario: dalle 20.30 alle 24.



Messaggio di Gino il martedì 5 agosto 2014 alle 11:23   -  forum administrator-  forum moderator
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11/6/2014

Runo Lagomarsino

Galleria Umberto Di Marino, Napoli

Ears go deeper than eyes can see. Ceramiche artigianali disposte su fogli di cartone. Questi oggetti, creati a seguito di ritrovamenti di cocci sulle spiagge delle Mauritius, assumono un'esistenza autonoma ambigua.


 

comunicato stampa

----- english

La Galleria Umberto Di Marino è lieta di presentare, mercoledì 11 giugno 2014, la personale di Runo Lagomarsino dal titolo Ears go deeper than eyes can see. Il passato recente o remoto, nelle modalità in cui è stato rappresentato, messo alla prova, rifiutato, ridefinito, così come i processi storici che sono in grado d'influenzare gli assetti socio-politici attuali, costituiscono la cornice all'interno della quale si muove l'indagine dell'artista svedese di origini argentine. Il lavoro di Runo Lagomarsino si pone alla ricerca di fratture, narrazioni altre o misconosciute, grazie alle quali smantellare il sapere tradizionale, permettendo di leggere passato e futuro da nuovi punti di vista.

Nell'opera che dà il titolo all'esposizione, Ears go deeper than eyes can see, una serie di ceramiche artigianali sono disposte su fogli di cartone. Questi piccoli oggetti, creati a seguito di personali ritrovamenti di cocci di ceramica sulle spiagge delle Mauritius, assumono un'esistenza autonoma ambigua. Da un lato, infatti, fanno eco ai criteri di catalogazione scientifica per l'esposizione di reperti archeologici, dall'altro mettono in evidenza la fragilità delle proprie forme generate dalla pressione del gesto umano sulla materia malleabile.

Nella stessa stanza, due pile di poster mettono a confronto momenti diversi della conquista occidentale dell'America Latina: attraverso un'illustrazione tratta dal libro El primer nueva corónica y buen gobierno (1612-1616) di Felipe Guaman Poma de Ayalas (uno dei testi fondamentali per la ricostruzione della cultura Inca) e un disegno di Mathias Goeritz, autore di un'importante riconsiderazione del Modernismo in Sud America attraverso il Manifesto dell'Architettura Emozionale (1953).
L'indagine scrupolosa che Runo Lagomarsino conduce intorno al colonialismo e al relativo dibattito storiografico implica, quindi, il punto di vista come premessa ideologica determinante per il prevalere di una cultura rispetto ad un'altra. Il senso di appartenenza ad una specifica comunità, infatti, gioca un ruolo decisivo rispetto alla narrazione degli avvenimenti e al peso che questi poi assumono nell'immaginare un futuro possibile.
Su questo crinale l'artista s'interroga rispetto alla definizione di ogni supposta "identità coloniale" a latitudini diverse, in modo da offrire molteplici prospettive, includendo anche uno sguardo critico sui linguaggi abitualmente usati dagli artisti e dai teorici per descrivere il colonialismo.

Nella seconda stanza, il dettaglio di una corona turrita viene stampato ripetutamente sulle pareti come a creare una lunga barriera. Il timbro riporta alla mente i controlli di frontiera su passaporti e visti: un'autorizzazione ufficiale governativa al di sopra della quale, però, sono sospesi i Sun drawing blu. La dimensione del viaggio in quanto "spazio politico" ha spesso obbligato a riconsiderare i punti di riferimento, allo stesso modo le migrazioni modificano continuamente le identità personali verso direzioni inaspettate. I disegni sono il risultato della semplice azione di esporre ogni foglio di carta al sole del Mediterraneo, immergendolo poi nel mare e dando voce in questo modo ai segreti delle mille storie in essi contenute. In For the ghosts and the raving poets, infatti, una lampadina è lasciata sul pavimento, pronta a ad essere sospesa e accesa durante le ore di chiusura della galleria. Una luce che i visitatori non vedranno mai e che risplende come una piccola simbolica presenza in memoria di quei fantasmi.

Infine, Following the Light of the Sun, I Only Discovered the Ground pone l'accento sulle dinamiche di potere legate al giudizio storico e culturale. Una proiezione di diapositive mostra materiali recuperati dall'archivio di Zurab Tsereteli, artista russo-giorgiano incaricato di realizzare la scultura più alta del mondo per le celebrazioni del 500° anniversario del viaggio di Cristoforo Colombo. La statua, infatti, non è mai stata assemblata per intero per via di continui rifiuti da parte delle istituzioni americane, così che i suoi componenti hanno peregrinato per più di vent'anni prima di trovare una collocazione definitiva a Porto Rico, dove è attualmente in corso l'assemblaggio. Le immagini sono accompagnate dalle note dell'inno russo, creando possibili fraintendimenti e sottolineando lo spiazzamento e l'arbitrarietà insiti nella scrittura di ogni storia.

Runo Lagomarsino, 1977,vive e lavora a San Paolo e Malmö
Principali mostre personali e collettive:
2014
Der Leone Have Sept Cenbeças, CRAC Alsace, Altkirch, a cura di Filipa Oliviera e Elfi Turpin
Under the Same Sun , Guggenheim Museum, New York, a cura di Pablo León de la Barra
Ir para volver - Leaving To Return, 12° Bienal de Cuenca, a cura di Jacopo Crivelli Visconti e Manuela Moscoso
2013
We have everything, but that's all we have Mendes Wood DM, São Paulo
The G in Modernity Stands for Ghosts Mellanrummet, Nils Staerk, Copenhagen
2012
Even Heroes Grow Old Index, The Swedish Contemporary Art Foundation, Stockholm, a cura di Helena Holmberg
The Unexpected Guest Liverpool Biennal, Liverpool. a cura di Lorenzo Fusi
2011
Untitled (12th Istanbul Biennial), 2011 - Istanbul. - a cura di Adriano Pedrosa e Jens Hoffmann
Speech Matters Danish Pavilion at the 54th Venice Biennale, Venice, a cura di Katerina Gregos
Violent Corners ar/ge kunst Galerie Museum, Bolzano, a cura di Luigi Fassi
Trans Atlantic Art Statements, Basel
2010
Between an Imperial system and a Metric System Present Future, Artissima, Torino
The Horizon Line is here (Tornare Per Partire) Galleria Umberto di Marino, Napoli, a cura di Lorenzo Bruni
2009
Report on Probability Kunsthalle Basel, a cura di Adam Szymczyk
2008
Annual Report: A Year in Exhibitions The 7Th Gwangju Biennale, Gwangju

----- english below

The Galleria Umberto Di Marino is pleased to present, the solo show by Runo Lagomarsino entitled
Ears go deeper than eyes can see on Wednesday June 11, 2014
The remote or recent past, or rather, the ways in which it has been represented, challenged, rejected and renamed. and the way historical processes are able to influence current socio-political forms, is the framework for the research by the Swedish artist, originally from Argentina. Lagomarsino’s work involves a search for fractures, different or misunderstood narratives which can help to dismantle traditional forms of knowledge, making it possible to read the past and visualise the future from other standpoints.

In the work that also gives name to the exhibition, Ears go deeper than eyes can see, a series of handcrafted ceramics are arranged on sheets of of cardboard. These small objects, created after the personal discovery of pottery shards on the beaches of Mauritius, have an ambiguous existence. On the one hand, they refer to the criteria used for scientific cataloguing required for the display of archaeological finds. On the other hand, they emphasise the fragility of their forms created by the pressure of the human hand pressed against the malleable material.

In the same room, two piles of posters offer a comparative insight into different phases of conquest of Latin America by the western world: an illustration from the book entitled The First New Chronicle and Good Government (1612-1616) by Felipe Guaman Poma de Ayalas (one of the key texts for reconstructing Inca culture) and a drawing by Mathias Goeritz, author of an important discussion of Modernism in Latin America published in the Manifesto of Emotional Architecture (1953).
Runo Lagomarsino painstaking investigation of colonialism and the surrounding historical debate therefore implies a point of view as a crucial ideological premise for the dominance of one culture over another. The sense of belonging to a specific community plays a decisive role in relation to the narrative of events and their significance for imagining a possible future.
This is the perspective from which the artist explores the definition of each supposed "colonial identity" at different latitudes in order to offer multiple viewpoints. He also adopts a critical stance towards the languages traditionally used by artists and theorists to describe colonialism.

In the second room, a detail of a turreted tower has been repeatedly printed on the walls, creating endless long barrier. A stamp brings to mind the border controls of passports and visas – an official form of governmental authorisation (the stamp is a fragment of the coat of arms of the city of Naples) -. above which a series of blue Sun drawings have been hung. The idea of travel as a "political space" has often led to a reconsideration of reference points, just as migrations constantly modify personal identities in unexpected directions. The drawings are the result of the simple action of exposing each sheet of paper to Mediterranean sunlight, dipping them into the sea in an attempt trying to give voice to the secrets of the thousands of stories contained within them.
In the work For the ghosts and the raving poets, a light bulb lies on the floor, ready to be hung up and lit when the gallery is closed.. It is a light that visitors will never see, shining as a small symbolic presence in memory of these ghosts.

In the end, Following the Light of the Sun, I Only Discovered the Ground emphasises the power dynamics related to cultural and historical judgments. The piece is a slide projection based on photographs retrieved from the archive of Zurab Tsereteli, - a Georgian-Russian artist commissioned to build the tallest sculpture in the world to celebrate the 500th anniversary of Christopher Columbus’ voyage of “discovery”. The statue has never been completely assembled because it was continuously rejected by several American institutions. Its constituent parts have been moved around for over twenty years before finding a permanent display location in Puerto Rico where the statue is currently being assembled. The images are accompanied by the Russian national anthem, creating possible misunderstandings that accentuate the idea of displacement and the arbitrary nature of history writing.


Runo Lagomarsino, born 1977, lives and works in São Paulo and Malmö
Selected solo and group exhibitions:
2014
Der Leone Have Sept Cenbeças, CRAC Alsace, Altkirch, curated by Filipa Oliviera and Elfi Turpin
Under the Same Sun , Guggenheim Museum, New York, curated by Pablo León de la Barra
Ir para volver - Leaving To Return, 12° Bienal de Cuenca, curated by Jacopo Crivelli Visconti, and Manuela Moscoso
2013
We have everything, but that's all we have Mendes Wood DM, São Paulo
The G in Modernity Stands for Ghosts Mellanrummet, Nils Staerk, Copenhagen
2012
Even Heroes Grow Old Index, The Swedish Contemporary Art Foundation, Stockholm, curated by Helena Holmberg
The Unexpected Guest Liverpool Biennal, Liverpool, curated by Lorenzo Fusi
2011
Untitled (12th Istanbul Biennial), 2011 - Istanbul. - curated by Adriano Pedrosa and Jens Hoffmann
Speech Matters Danish Pavilion at the 54th Venice Biennale, Venice, curated by Katerina Gregos
Violent Corners ar/ge kunst Galerie Museum, Bolzano, curated by Luigi Fassi
Trans Atlantic Art Statements, Basel
2010
Between an Imperial system and a Metric System Present Future, Artissima, Torino
The Horizon Line is here (Tornare Per Partire) Galleria Umberto di Marino, Napoli, curated by Lorenzo Bruni
2009
Report on Probability Kunsthalle Basel, curated by Adam Szymczyk
2008
Annual Report: A Year in Exhibitions The 7Th Gwangju Biennale, Gwangju

Inaugurazione 11 giugno dalle ore 20 alle ore 22

Galleria Umberto Di Marino
via Alabardieri, 1 Napoli
lun-sab 15-20
Ingresso libero



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3/7/2014

Andrea Renzini

Galleriastudiolegale Eventitre, Napoli

Equivoco. Opere pittoriche, sperimentazione sonora ottenuta attraverso la manipolazione di oggetti quali aspirapolveri o aerosol e abiti femminili disegnati insieme a Silvia Spada.


 

comunicato stampa

La personale di Andrea Renzini, EQUIVOCO, riflette l’eclettismo e la poliedricità dell’artista: opere pittoriche, sperimentazione sonora, ottenuta attraverso la manipolazione di oggetti quali aspirapolveri o aerosol in collaborazione con il gruppo “Volkwerk Folletto” e la produzione diabiti femminili, disegnati insieme alla compagna Silvia Spada e facenti parte della collezione “Vaticana”.

Emblema di questa personale, caratterizzata da un così vasto campionario di espressioni artistiche, è il volto di un ragazzetto ottenuto attraverso l’incrocio di due attori cinematografici: Bjorn Andrèsen, interprete del giovane Tadzio di “Morte a Venezia” di Visconti e Malcolm McDowell, protagonista di “Arancia meccanica” di Kubrick. Icone ambigue che sovrapposte creano un terzo ritratto somigliante al giovane Renzini.

L’equivoco che dà il titolo alla mostra è, al contempo, chiave di lettura della mostra stessa. I lavori proposti dall’artista sono, per l’appunto, intrinsecamente equivoci. Il volto, scelto come simbolo della personale, è, per un errore di valutazione, associato all’artista da giovane; la mimetizzazione e l’utilizzo “indebito” di altrui volti e brand, hanno la precipua finalità di dissimulare la propria identità, di creare ambiguità, di insinuare il dubbio nello spettatore.

Renzini, con studiata autoironia, invita il suo pubblico a questa perfetta messinscena: giocando con le convenzioni e con le regole propone “Il quadro più brutto del mondo” perfetto esercizio di cattiva pittura; la “Cerimonia”, puzzle fotografico cucito a macchina dalle dimensioni suggestive; verrà inoltre raccontata la recente storia musicale dei “Volkwerk Folletto” attraverso la proiezione di alcune testimonianze video; e sarà infine presentata la linea d’abbigliamento “Vaticana” che deve il proprio nome al Vaticano, argutamente identificato come primo “made in Italy” della storia, simbolo e genesi dello stile e dell’eleganza.

Inaugurazione 3 luglio ore 20.30

Galleriastudiolegale Eventitre
piazza Nazionale (Via Blanch, 23) Napoli
mar-ven 16:30-20
ingresso libero



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3/7/2014

Sol Calero

Museo Apparente, Napoli

Caribbean Style. I suoi lavori hanno spesso un carattere installativo e le stratificazioni visive ed emotive da cui muovono rivendicano rimandi e corrispondenze al modello culturale 'tropicale ed esotico'.


 

comunicato stampa

La pratica artistica di Sol Calero abbraccia l'esotico, l'etnico, l'estivo, aprendosi al reale nelle sue componenti più ordinarie. L'interesse per gli oggetti d'arredo, la sedia a dondolo in paglia direttamente prelevata per la strada, le sculture realizzate prendendo in prestito le materie impiegate per l'edilizia, pongono la sua arte in contatto diretto con l'esistenza, la vita, la quotidianità, ma dove l'iconografia emblematica di un lussureggiante ed eccentrico universo caraibico, che veste ed investe gli oggetti e gli ambienti, implica una rilettura impegnata, di natura sociale.

I lavori della giovane artista venezuelana (nata a Caracas nel 1982) hanno spesso un carattere installativo, e le stratificazioni visive ed emotive da cui muovono rivendicano rimandi e corrispondenze al modello culturale marcatamente 'tropicale ed esotico' di Carmen Miranda: la cantante-ballerina che negli Anni Trenta importò la musica brasiliana sul palcoscenico di Broadway, New York, e che ha lasciato una fonte di ricordi, di storie così come di repertori iconografici, che sono sempre riconoscibili nei lavori di Sol Calero: il tripudio di frutti esotici che Carmen Miranda portava altera sulla testa, gli enormi inconfondibili bijoux che richiamavano, anch’essi, alla frutta, gli abiti variopinti, i cui codici, positivi e vivaci, vengono però poi meno sotto il 'lato oscuro' dell'americanizzazione.

E così la mostra 'Caribbean Style', frutto dei giorni di residenza di Sol Calero al Museo Apparente, insiste sui mezzi espressivi che contraddistinguono la sua produzione artistica: la Calero ricorre alla pratica dell'assemblare, del trasformare gli arredamenti già esistenti, attraverso l'uso di stoffe da lei stessa cucite e dipinte, ricreando nelle stanze e nel giardino del piccolo Museo l'atmosfera una vera e propria casa caraibica, dove al fluire esuberante di campiture geometriche, dei totem, delle pratiche artigianali, delle storie e dei concetti della terra di Sol Calero, sembra far eco un arresto o, meglio, una sospensione in una freddezza lucida e disillusa, introducendo un senso di sradicamento nella stereotipitizzazione della cultura Latino Americana nel mondo.
testo di Marianna Agliottone

Inaugurazione 3 luglio ore 19

Museo Apparente
vico Santa Maria Apparente, 17 Napoli
su appuntamento
ingresso libero



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5/7/2014

Festival di Fotografia a Capri

Certosa di San Giacomo, Capri (NA)

Ritratto di un'isola. Fotografie di Giovanni Gastel agli abitanti e ai protagonisti della vita di Capri e Anacapri. Figure umane ritratte in posa all'aperto e che si relazionano con il paesaggio.


 

comunicato stampa

a cura di Denis Curti

Dopo le esp erienze espositive di grande successo dedicate al barone Von Gloeden (2009) e Mimmo Jodice (2010), a Herbert List e Maurizio Galimberti (2011), a Irene Kung e Ferdinando Scianna (2012) e Francesco Jodice e Olivo Barbieri (2013) la Fondazione Capri rilancia e prosegue la propria attività culturale e artistica con una nuova proposta sul linguaggio della fotografia contemporanea. Nel segno della continuità progettuale e culturale, la Fondazione Capri rinnova l ’ appuntamento con la fotografia annunciando la sest a edizione del festival di fotografia che, nell ’ edizione del 2014, vede protagonista Giovanni Gastel con una mostra inedita e interamente dedicata ai volti degli abitanti dell ’ isola. Con il titolo Ritratto di un ’ isola , la Fondazione Capri intende prosegu ire l ’ esperienza SITE SPECIFIC (che nel tempo ha già visto protagonisti alcuni tra i più importanti autori italiani della fotografia), chiedendo, questa volta, a Giovanni Gastel di realizzare una serie di immagini agli abitanti e ai protagonisti della vita di Capri e Anacapri. Giovanni Gastel, fortemente ispirato dalla mitica produzione Uomini del Ventesimo Secolo , realizzato da August Sander sul finire degli anni ’ 30, realizzerà una serie di ritratti con l ’ intento di costruire un vero e proprio catalogo d i umanità in grado di rappresentare una visione pluralista della contemporaneità, restituendo alle donne e agli uomini dell ’ isola, assoluta priorità e importanza. Gli scatti di Gastel si suddividono in differenti sezioni, a seconda dei diversi ruoli soci ali e professionali degli abitanti di Capri.

Saranno figure umane ritratte in posa, con un vero e proprio studio fotografico costruito a cielo aperto, per giungere all ’ essenza dei luoghi e in grado di proporre una nuova lettura sul rapporto tra la presenz a dell ’ uomo e il paesaggio. Il Festival di Fotografia di Capri intende posizionare la propria attività intorno al fascino e alle suggestioni dell ’ arte contemporanea, senza per questo dimenticare l ’ importanza e la centralità della storia.

Biografia d i Giovanni Gastel

Giovanni Gastel nasce a Milano il 27 dicembre 1955, da Giuseppe Gastel e da Ida Visconti di Modrone, l ’ ultimo di sette figli. Negli anni Settanta, avviene il suo primo contatto con la fotografia. Da quel momento, ha inizio un lungo perio do di apprendistato durante il quale fotografa matrimoni, esegue ritratti, piccoli still - life e qualche servizio di moda per bambini, mentre un ’ occasione importante gli viene offerta nel 1975 - 76, quando inizia a lavorare per la casa d ’ aste Christie ’ s. La s volta avviene nel 1981 quando incontra Carla Ghiglieri, che diventa il suo agente e lo avvicina al mondo della moda. Dopo la comparsa dei suoi primi still - life sulla rivista Annabella, nel 1982. Inizia a collaborare con Vogue Italia e poi, grazie all ’ incon tro con Flavio Lucchini, direttore di Edimoda, e Gisella Borioli, alle rivisteMondo Uomo e Donna. Da questo momento, la sua attività professionale s ’ intensifica e inizia a collaborare con le più prestigiose testate di moda sia in Italia che all ’ estero, sop rattutto a Parigi. Elabora proprio in questi anni d ’ intenso impegno professionale il suo stile inconfondibile, caratterizzato da una poetica ironia, mentre la sua passione per l ’ arte lo porta ad introdurre nelle fotografie il gusto per una composizione equ ilibrata. I suoi riferimenti sono, per gli still - life, la Pop Art, che ebbe modo di vedere in mostra alla Rotonda della Besana sin dai primi anni Settanta, e l ’ opera fotografica di Irving Penn. Traendo ispirazione anche dallo studio dell ’ arte rinascimental e, Gastel si rifà costantemente ad un ’ ideale di eleganza, che ha respirato sin dall ’ infanzia, soprattutto grazie alla madre. Intorno alla metà degli anni Ottanta, fonda la Gastel&Associati con Angelo Annibalini e Uberto Frigerio, con la quale intende promu overe l ’ inserimento nel mondo professionale di giovani fotografi, sia cresciuti nel suo studio, che incontrati durante numerosi workshop.

Il suo impegno attivo nel mondo della fotografia lo avvicina anche all ’ Associazione Fotografi Italiani Professionisti, di cui è stato presidente dal 1996 al 1998. Da allora ne è presidente onorario. La consacrazione artistica avviene nel 1997, quando la Triennale di Milano gli dedica una mostra personale, curata dallo storico d ’ arte contemporanea, Germano Celant, in cui v engono presentate circa 200 fotografie, testimonianza della sua lunga e prolifica carriera. Gastel utilizza le tecniche “ old mix ” , quelle a incrocio, le rielaborazioni pittoriche, gli sdoppiamenti e le stratificazioni, fino al ritocco digitale. Il successo professionale si consolida nel decennio successivo, tanto che il suo nome appare nelle riviste specializzate insieme a quello di fotografi italiani quali Oliviero Toscani, Giampaolo Barbieri, Ferdinando Scianna, o affiancato a quello di Helmut Newton, Ric hard Avendon, Annie Lebowitz, Mario Testino e Jurgen Teller. Nel 2002, nell ’ ambito della manifestazione La Kore Oscar della Moda, ha ricevuto l ’ Oscar per la fotografia. Presidente onorario dell ’ Associazione Fotografi Italiani Professionisti e membro perman ente del Museo Polaroid di Chicago, svolge la sua attività lavorativa nel suo studio in Via Tortona a Milano, dove continua a coltivare la sua passione per la poesia – l ’ ultima raccolta ha per titolo Cinquanta – e per la ricerca fotografica al di fuori deg li schemi della moda.

Ufficio Stampa
Fondazione Capri, +39 338 2113037, press@fondazionecapri.org
Inaugurazione 5 luglio alle 19.30

Certosa di San Giacomo
via Certosa (viale Matteotti) Capri (NA).
Orario di visita: 10.00-14.00 / 17.00-20.00
Giorno di chiusura: lunedì
Ingresso Euro 4,00
Ingresso gratuito per i cittadini degli stati membri della CEE con età inferiore a 18 e superiore a 65. Per i cittadini dell'Unione Europea di età compresa tra 18 e 25 anni l'importo del biglietto di ingresso è ridotto alla metà.



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12/7/2014

Marisa Albanese - Roberto Marchese

Torre Guevara, Ischia (NA)

Combinato Disposto. Un progetto espositivo nel quale opere recenti e inedite, alcune site-specific, si pongono in dialettica relazione tra loro e con gli spazi della Torre.


 

comunicato stampa

a cura di Michela Casavola

Marisa Albanese e Roberto Marchese presentano un progetto espositivo, intitolato Combinato Disposto, Patrocinato dal Comune di Ischia e dal Museo MADRE, a cura di Michela Casavola, nel quale opere recenti e inedite, alcune site-specific, si pongono in dialettica relazione tra loro e con gli spazi della Torre di Guevara. L’incontro tra i due artisti dà vita a un “intreccio” linguistico multimediale (caratterizzato da installazioni e sculture ambientali, disegno e fotografia, tecnologie analogiche e digitali) che veicola una vera e propria simbiosi, uno scambio di visioni su tematiche e contesti affini. Da ambiti antropologici e sociali (Marchese) si passa a questioni sulla condizione dell’uomo contemporaneo, nomadismo e spostamento identitario (Albanese). Un percorso tra “nonluoghi” (per citare Marc Augè) caratterizzato da input visivi eterogenei per incontrare le tracce archeologiche e geografiche della surmodernità, accompagnati da riferimenti al superamento della condizione di mobilità, associati all’ipotesi di un nuovo habitat quotidiano, capace di ridisegnare la vicenda contemporanea e i suoi fenomeni.

Marisa Albanese crea nuove mappe con polvere di metalli nell’opera Cosa ferma le altalene?. In questa installazione un gruppo di cinque altalene in vetro spostano, mediante un magnete posto sotto la loro seduta, la polvere di ferro distribuita tra due lastre, componendo un motivo iconico momentaneo, che varia a seconda dell’oscillazione dell’altalena. La polvere si dispone secondo percorsi liberi, elettrici, sottostando alla densità del campo magnetico. L’artista non soltanto inventa mappe geografiche, con polveri metalliche o con il sale, come vedremo nell’opera inedita che realizzerà espressamente per una grande sala della Torre di Guevara, ma disegna anche in modo inventivo il viaggio e il transito. Nel ciclo Diariogrammi i disegni divengono grovigli di segni di fronte ai quali si è spinti a cercare un’immagine, a ricostruire un senso figurativo, fino a che non si coglie la vera immagine lì custodita: l’immagine di un corpo fermo che si muove, un’apparente unità organica statica che cela in realtà un flusso di energia in attesa di esplodere, di de-flagrare. È la traccia di quella diffusa potenza immanente che rimane inesplosa solo perché sepolta da una smisurata produzione di flussi immunizzanti. Traccia che testimonia il lavoro dell’artista, narrando, come fu per gli antichi viaggiatori del Grand Tour, la potenza creatrice del proprio sguardo, delle proprie mani, della propria ragione critica, fino a compiere nella sua forma più alta il nostro viaggio. In Marisa Albanese si può cogliere, attraverso la leggerezza del tratto, tutto il "peso" del nostro tempo, della vita in transito, nonché l’essere in viaggio.

L’analisi delle opere di Roberto Marchese si pone, invece, oltre la moderna condizione globalizzata con la presentazione di oggetti archeologici reinventati (oggetti in cemento ricavati da calchi di vecchi televisori e componenti strutturali di luoghi dismessi), spesso utensili-artefatti nati dal riuso di materiali trovati (sorta di doppio ready made) che aprono la riflessione su una rinnovata memoria futura, riferibile a una immaginaria civiltà postindustriale. Marchese si avventura poi in un “viaggio onirico” con il ciclo fotografico intitolato New Yort, una registrazione temporale di immagini catturate nelle aree periferiche di Napoli che, accentuando il senso quasi visionario di zone dove convivono agglomerati edilizi in cemento, fabbricati in lamiera dismessi e scorci desolanti, zone intaccate dal vuoto, rivendicano “il potere dell’immaginazione” in un paesaggio apocalittico. ​ Marchese esplora terre e "territori" alla ricerca di codici non completamente decodificati, ma che siano anelli di congiunzione di due grandi blocchi culturali, quello contadino e quello del capitalismo post-industriale, ponendo l’accento sulle contraddizioni tra luoghi urbani e quelli rurali in una logica di catalogazione e destrutturazione degli oggetti che sono appartenuti o appartengono alla collettività. Nell’epoca in cui il mondo si sperimenta, Marchese si muove nello spazio eterogeneo della modernità, “dal quale siamo chiamati fuori da noi stessi, nel quale si svolge concretamente l’erosione della nostra vita, del nostro tempo e della nostra storia” citando Foucault.
(Michela Casavola)

Inaugurazione 12 luglio

Torre Guevara
via Nuova Cartaromana Ischia (NA)
tutti i giorni 18-21
ingresso libero



Messaggio di Gino il martedì 5 agosto 2014 alle 11:25   -  forum administrator-  forum moderator
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29/7/2014

Cantieri dell'immaginario

Palazzo delle arti di Napoli - PAN, Napoli

Sguardi dalla metropoli oltre il mercato dell'arte. La mostra vuole essere una rassegna di percorsi umani e artistici, una presentazione degli autori, delle loro motivazioni, dei loro lavori, dei loro progetti.


 

comunicato stampa

Sette artisti under 40 che si misurano con una Napoli povera di occasioni professionali ma ricca di esperienze personali e collettive, crocevia di diverse biografie, migrazioni, mutazioni e percorsi circolari che troppo spesso restano sommersi. Sette percorsi eterogenei ma tutti fuori dal coro, fuori o ai margini del sistema e del mercato dell'arte. Sette traiettorie artistiche coinvolgenti, territori non (ancora) tracciati dell'immaginario metropolitano.

Nella convinzione che ciò che interpreta e costruisce dal basso l’immaginario collettivo debba essere valorizzato e discusso nell’agorà pubblica, Nicola Angrisano propone, dal 29 luglio all’11 settembre 2014 al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli, uno spaccato della produzione di sette pittori/trici che vivono e lavorano nell’area metropolitana di Napoli.

La mostra vuole essere una rassegna di percorsi umani e artistici, dunque non tanto una semplice raccolta di opere quanto una presentazione degli autori, delle loro motivazioni, dei loro lavori, dei loro progetti. Un’occasione di interazione libera e aperta tra artisti e pubblico, in coerenza con la vocazione sociale di uno spazio civico per le arti come il PAN. Un'esperienza che speriamo possa trovare continuità, diventare una pratica oltre la logica dell’evento, e coinvolgere in futuro ulteriori artisti. La mostra si integrerà così con workshop, presentazioni, incontri, contaminazioni...

Al centro restano però le proposte artistiche di questi "Cantieri dell'Immaginario": da un lato le smorfie plastiche di una generazione d'adulti impossibilitata a crescere di Monika Natalia Mazur, che introietta in maschere umane insieme nevrotiche e giocose il disorientamento di un'età di crisi, dall'altro l'inquieta ricerca di libertà artistica ed espressiva di Ewa Koj e Maria Porro.

Simona Mostrato, fiera delle proprie origini vulcaniche, con la sua sensibilità visionaria rivendica la doppia emancipazione da un mercato dell'arte omologante e maschile e dagli stereotipi di genere. La realtà metropolitana troppo complessa e stratificata, colma di immagini ed informazioni, viene sintetizzata e ricomposta, nelle opere di Vincenzo Del Vecchio, tramite geometrie esatte e giochi di pieni e vuoti cui fanno da contraltare gli incredibili paesaggi astratti e labirintici di Tommaso Moscarelli. Marco Chiuchiarelli, infine, ricercatore delle tecniche pittoriche antiche, ritorna nelle botteghe del '400 e '500 per riportare nelle immagini della modernità la forza della carne e del sangue zampillante insieme ad una visione alchemica dell'arte e della vita stessa.

Chi è Nicola Angrisano
Nicola Angrisano irrompe nel mediascape un giorno imprecisato del 2003. Figura fantasmatica e misteriosa si fa promotore di iniziative di guerriglia comunicativa per la liberazione dell'infosfera.Le sue modalità sono situazioniste, il suo terreno d'azione è l'etere napoletano; nel 2004, insieme ad un gruppo di mediattivisti, accende il primo trasmettitore da un tetto di Forcella: è un segnale che disturba, che crea increspature sulla superficie monotona e liscia del panorama mediatico. Nasce così insutv, prima telestreet pirata e no-profit della città di Napoli. Surfando sulle onde non sempre benevole della comunicazione, Nicola Angrisano frequenta i sobborghi della città e le sue vite subalterne alla ricerca di narrazioni altre. Nella convinzione che il movimento critico delle immagini possa aiutare a immaginare il cambiamento. Questa è la prima volta che ha a che fare con dei pittori. Stiamo a vedere come andrà a finire....

Inaugurazione martedì 29 luglio 2014, dalle ore 18

PAN - Palazzo delle Arti Napoli
Palazzo Roccella (via dei Mille 60)
Orari: dal lunedì al sabato dalle ore 9.30 alle ore 19.30; domenica dalle ore 9.30 alle 14.30. Martedì sono chiuse le sale espositive del I e del II piano
Ingresso libero



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10/7/2014

The future of plastic

Fondazione Plart, Napoli

Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli. Una collezione di oggetti (vasi, elementi d'arredo, lampade) realizzati utilizzando risorse che derivano da scarti agricoli o dalla degradazione dei polimeri.


 

comunicato stampa

A cura di Marco Petroni

La Fondazione Plart continua a vivere il design come disciplina di indagine delle profonde trasformazioni che attraversano la nostra contemporaneità, proponendo un progetto espositivo che si fa interprete di una visione possibile del futuro dei materiali plastici.

In linea con precedenti esperienze avviate e sviluppate da Plart, The future of plastic propone un cambiamento di paradigma, un’alternativa di sguardo sugli oggetti che popolano il nostro quotidiano. Accanto alla produzione si profila un nuovo universo di oggetti “coltivati”. E’ il growing design, il campo teorico/pratico disegnato e sviluppato da Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli. Uno scambio continuo tra progetto e ricerca scientifica genera la possibilità di immaginare realtà nuove e differenti, che creano un avanzamento sia scientifico che progettuale.

Trasformando gli spazi della Fondazione in laboratorio in progress, il designer italiano con studio ad Amsterdam presenta i risultati delle ricerche del suo “Growing Lab”. Tra alambicchi e sperimentazioni alchemiche è possibile seguire lo sviluppo di “coltivazione” di una serie di oggetti composti da una specie di funghi, largamente presente in natura, che viene impiegata come collante di scarti agricoli, fibre e materiali organici. Il fungo, “cibandosi” delle sostanze presenti nei materiali, sviluppa una intricata rete di filamenti - il micelio - che agiscono da legante, creando materiali differenti, a seconda degli ingredienti presenti e delle condizioni di crescita.
Si “coltiva” così una collezione di oggetti (vasi, elementi d’arredo, lampade) attraverso l’utilizzo di risorse locali derivanti da scarti agricoli o dalla degradazione e trasformazione di materiali polimerici. Un processo completamente naturale che puo’ avvicinarsi a quello di una lenta stampante 3-D, in cui la velocita’ di stampa corrisponde a quella di crescita dei funghi stessi. Un invito a ricercare modi e mondi possibili per trasformare le idee sul modo di produzione industriale, sui sistemi e sulle reti esistenti. Il design come le nostre dinamiche sociali e culturali cresce in complessità e in molteplici direzioni occorre progettare scenari di futuri possibili.

Il progetto rientra nel Festival Internazionale del Design, Tradizione, Innovazione e Sviluppo sostentibile, che si inserisce nel quadro degli aiuti in «de minimis» previsti dal POR FESR 2007-2013 Obiettivo Operativo 1.10: ‘La cultura come risorsa’- Provvedimenti”- Attività A) Beneficiari soggetti privati D.D. 125 del 03/06/2011.

La mostra è stata realizzata con il supporto dell'Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi

Testi in catalogo di
Luigi Nicolais Presidente CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche)
Danielle Arets (Design Academy di Eindhoven)
Marco Petroni (Fondazione Plart)

La mostra “The Future of Plastic” e le attività di ricerca del progetto di Montalti “The Growing Lab” sono il risultato di una continuata attività di collaborazione con Utrecht Universiteit e Stichting Mediamatic (“Mycelium Design”).

Si ringrazia inoltre CNC Exotic Mushrooms per il contributo apportato.

Inaugurazione giovedi' 10 luglio ore 18,00.

Fondazione Plart
via Giuseppe Martucci 48 Napoli
da martedì a venerdì ore 10.00 - 13.00 e 15.00 - 18.00
sabato ore 10.00 - 13.00
Biglietto di ingresso alla collezione storica e alla sezione multimediale per visitatori singoli: € 8,00
Riduzione per gli studenti titolari de "La Carta dello Studente": € 4,00
Riduzione soci "Touring Club": € 7,00



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5/8/2014

Un'Opera per il Castello 2014

Castel Sant'Elmo, Napoli

Lo spazio della comunicazione. Connessioni e condivisione. Bando della quarta edizione del Concorso nazionale dedicato ai giovani artisti, per selezionare un progetto artistico ideato per gli spazi espositivi.


 

comunicato stampa

Da lunedì 14 luglio 2014 è on line il bando della quarta edizione del Concorso nazionale Un’Opera per il Castello, dedicato ai giovani artisti, per selezionare un progetto artistico ideato per Castel Sant’Elmo di Napoli. Il tema di quest’anno è dedicato alla comunicazione: Lo spazio della comunicazione. Connessioni e condivisione.

Castel Sant’Elmo rivolge un invito agli artisti a presentare un’opera o un progetto in cui centrale è il tema dell’arte come comunicazione, connessione e condivisione di idee, di riflessioni, di stati d’animo. Stabilire una relazione tra i fruitori, la creazione artistica e il Castello è la sfida che viene rivolta quest’anno ai partecipanti. L’arte è da sempre veicolo di conoscenza e di emozioni e il Castello per la sua storia passata e per la sua posizione predominate rispetto al centro urbano, ma allo stesso tempo visibile da ogni parte della città, può rivelarsi il luogo quanto mai adatto per accogliere azioni, gesti, segni che invitino il pubblico a partecipare, a connettersi e a condividere il progetto artistico.

La partecipazione, libera e gratuita, si perfeziona con l’iscrizione e l’invio del materiale online al sito web del concorso: www.polonapoli-projects.beniculturali.it , entro il 14 novembre 2014. Possono partecipare gli artisti di nazionalità italiana o straniera che operano stabilmente sul territorio italiano, di età compresa tra i 21 anni e i 36 anni -singolarmente o in gruppo- che possono aver svolto la loro formazione presso istituti italiani e stranieri ed esposto preferibilmente in una galleria, centro culturale, fondazione, istituzione museale pubblica o privata verificabile e riconosciuta come tale. I progetti dovranno essere inediti, il vincitore riceverà un premio di 10mila euro, comprensivo della realizzazione dell’opera\progetto.

Il concorso promosso dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico, artistico, etnoantropologico e per il Polo museale della città di Napoli e della Reggia di Caserta è stato reso possibile grazie alla collaborazione e il sostegno del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte contemporanee- Servizio V, nell’ambito del Piano Arte Contemporanea;

Il concorso Un’Opera per il Castello si inserisce nella politica di valorizzazione e divulgazione dell’arte contemporanea che la Soprintendenza del Polo Museale svolge da anni nei musei napoletani. In particolare, Castel Sant’Elmo ha avuto un ruolo fondamentale per la diffusione della conoscenza del linguaggio artistico contemporaneo attraverso la realizzazione di numerosi eventi espositivi e manifestazioni, divenendo luogo di ricerche e sperimentazioni e sede di numerose opere realizzate site specific .

La vocazione al contemporaneo si è consolidata con l’apertura, nel marzo del 2010, della sezione museale Novecento a Napoli (1910 -1980) per un museo in progress, dedicata agli accadimenti storico-artistici nella città e alla costante relazione di questi con lo svolgersi dei movimenti e delle poetiche di riferimento nazionale, dal Futurismo al 1980, quando la città è al centro del panorama artistico internazionale. Nel futuro del museo, che si definisce non a caso in progress, è prevista non solo l’acquisizione di nuove opere d’arte e l’ampliamento dei suoi confini cronologici e tematici, ma anche un confronto continuo sia con la storia del Novecento che con il vasto e variegato panorama delle esperienze creative attuali.

La giuria, che sarà nominata dopo la scadenza dei termini di consegna delle domande, sarà composta da storici dell’arte, professori universitari e dell’Accademia di Belle Arti, galleristi, curatori, esperti del settore e rappresentanti di realtà che interagiscono con le giovani generazioni di artisti, oltre che da un rappresentante della Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte contemporanee.

E’ prevista, inoltre, l’organizzazione di un evento espositivo finale nel quale sarà presentato il lavoro artistico vincitore, con la possibilità di una mostra dei primi dieci progetti selezionati e un catalogo che documenterà le biografie degli artisti finalisti e i loro lavori. L’opera vincitrice verrà acquisita dalla Soprintendenza ed entrerà a far parte della collezione permanente di Castel Sant’Elmo.

Il concorso si avvale del sostegno di Metropolitana di Napoli, Italcoat, Seda e Istituto Banco di Napoli;
Castel Sant’Elmo è uno dei musei associati all’ AMACI - Associazione Musei d'Arte Contemporanea Italiani.
Supporto tecnico- organizzativo di Civita.

In occasione della terza edizione, nel 2013, la giuria ha premiato due progetti vincitori ex aequo che saranno presentati a Castel Sant’Elmo a settembre:
Le Jardin del collettivo franco-italiano composto da Romain Conduzorgues, Baptiste Furic, Jule Messau (associazione Bellastock) Giulia Beretta, Francesca Borrelli, Francesco Cianciulli, Carolina Rossi ;
My dreams, they'll never surrender di Gian Maria Tosatti,

Informazioni
sspsae-na.santelmo@beniculturali.it, www.polonapoli-projects.beniculturali.it



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24/7/2014

MariaAdele Del Vecchio

Quartiere Montesanto, Napoli

Q.I. Vedo. L'opera Blue, realizzata ad hoc, e' una manifesto visivo, un'immagine appartenente fissa che ribalta lo spazio della citta' portando il mare nel centro storico.


 

comunicato stampa

Il lavoro di Maria Adele Del Vecchio incrocia la tensione estetica a quella relazionale caratterizzandosi attraverso la produzione di opere che possono sia essere “azioni” sul territorio – come la performance “Qui sembra ancora possibile”, avvenuta nel 2011 nel Parco del Pineto di Roma – che oggetti o progetti in cui utilizza un linguaggio spesso simbolico che lascia trasparire l’eco di un autobiografismo e di un costante interrogarsi e interrogare i segni della realtà. In entrambi i casi, palesemente o velatamente, l’opera chiede allo spettatore di “prendere posizione”, di farsi coinvolgere, di iniziare un percorso di crescita della propria coscienza e consapevolezza.

Blue
L’opera, realizzata ad hoc per il Quartiere Intelligente, è una manifesto visivo, un’immagine appartenente fissa che ribalta lo spazio della città portando il mare nel centro storico e soprattutto gemellando due aree urbane accomunate da un vuoto lasciato dall’uomo: l’area di Montesanto, ed in particolare quella dove sorge il Q.I., e quella di Bagnoli che ancora soffrono dell’immobilismo delle autorità. Lontano da una facile polemica politica, Blue – aggettivo che in inglese oltre a riferirsi al colore qualifica la sensazione di depressione – è piuttosto un malinconico saluto dell’artista all’estate e alla città di Napoli, una tautologia, cioè un’affermazione vera perché veri sono gli elementi che la compongono, che sincronizza temporalmente il centro storico con l’area post industriale.

Maria Adele Del Vecchio (1976, Caserta), vive e lavora a Roma. Ha frequentato nel 2005/06 la Staedelschule di Francoforte, e nel 2003la Fondazione Antonio Ratti di Como. Tra le ultime mostre personali ricordiamo Tonite let’s all make love in London, Supportico Lopez, Berlino, 2014, Qui sembra ancora possibile, a cura di Maria Rosa Sossai, Parco del Pineto, Roma, 2011, No end is limited, a cura di Stefania Palumbo, Galleria Enrico Fornello, Prato 2008; tra le collettive: Viaggio al termine della parola, a cura di Antonello Tolve, Galleria Tiziana Di Caro, Salerno, Se il dubbio nello spazio è dello spazio, a cura di Maria Adele Del Vecchio e Nemanja Cvijanovic, Museo MACRO, Roma,2014, Die Dritte Dimension, Frutta Gallery, Roma2013.

Q.I. VEDO a cura di Adriana Rispoli e sotto il “matronato” della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee, è il format visivo del Quartiere Intelligente in cui artisti contemporanei interpretano con il linguaggio video i temi dell’ambiente, dell’ecosostenibilita’ e del rapporto uomo-natura proiettando messaggi visivi su un muro monumentale trasformato in schermo permanente. Sfruttando le strategie del main stream pubblicitario, Q.I.VEDO è un progetto d’arte pubblica che mira a coinvolgere un audience passeggero, variegato, in transito, con lo scopo ultimo di sensibilizzarlo alla bellezza e alla importanza dell’ambiente.
Blue di Maria Adele del Vecchio è il 5° appuntamento di Q.I. vedo dopo i MASBEDO, Filippo Berta, Moio&Sivelli e Giovanni Giaretta

Immagine: Blue, 2014

Scala Montesanto, 3 Napoli– 80135
dalle 20.30 alle 24



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23/4/2014

Antonio Borrelli

Castel Sant'Elmo, Napoli

Presentazione della nuova acquisizione per la collezione del 'Museo Novecento a Napoli 1910-1980: per un museo in progress'


 

sintesi del comunicato stampa

Mercoledi' 23 aprile 2014, alle ore 12 nel Salone delle sculture, viene presentata la nuova acquisizione per la collezione del 'Museo Novecento a Napoli 1910-1980: per un museo in progress'. Un'occasione anche per delineare, grazie al contributo scientifico di Maria Antonietta Picone, l'attivita' del maestro Antonio Borrelli, recentemente scomparso. L'artista, nato a Napoli nel 1928, si forma nella sua citta' natale, non ancora ventenne, subito dopo la guerra, intraprende un'esperienza di due anni in Cina come disegnatore e decoratore, tornato a Napoli continua la sua formazione e, nei primi anni Sessanta, entra in contatto con l'ambiente artistico napoletano. L'acquisizione dell'opera, grazie alla generosa donazione voluta dal maestro stesso prima della sua scomparsa e condivisa dalla moglie Diana Pezza Borrelli e dai figli, rientra nelle finalita' del Museo che, come indicato nello stesso titolo in progress, e' quella di accrescere la sua collezione, approfondendo l'attivita' artistica dei decenni, 1910-1980, gia' presenti nelle sale e inoltrandosi nella produzione degli anni '80.



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30/7/2014

Luigi Grossi

Palazzo delle arti di Napoli - PAN, Napoli

Aria, Semi, Terra. Circa 30 opere eseguite con tecniche diverse


 

sintesi del comunicato stampa

Luigi Grossi, artista sempre alla ricerca di se stesso, porta anche in questa mostra un messaggio di speranza e di riflessione verso il futuro. Infatti ritroviamo come tema nelle sue opere due dei quattro elementi naturali, Terra e Aria, che sono alla base della vita, il loro fondamento per vivere in armonia con la natura e con la nostra essenza! Ci troviamo di fronte ad opere eseguite con tecniche diverse, dove la materia nelle mani dell'artista rinasce dando vita a sensazioni pure. Il tema della mostra e' sottolineato dai tre principi, su cui l'artista da anni basa la sua ricerca, che sono il corpo, l'anima ed il pensiero dell'essere umano. Ad accogliere le circa trenta opere dell'artista napoletano sono gli spazi dello storico Palazzo Carafa di Roccella in via dei Mille, museo che da anni ospita esposizioni di arte contemporanea. A cura di Giuliana D'Autilia, organizzata da Ilaria Sabatino e Serafina Gruosso. Inaugurazione mercoledi' 30 luglio 2014 ore 18.30



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29/5/2014

Immaginando Citta'

Museo Archeologico Nazionale di Paestum, Capaccio (SA)

Racconti di fondazioni mitiche, forma e funzioni delle citta' campane. La mostra mette in scena uno dei fenomeni storico archeologici piu' importanti della Campania antica: le fondazioni coloniali e il fenomeno urbano.


 

comunicato stampa

Giovedì 29 maggio 2014 alle ore 16:00, presso il Museo Nazionale di Paestum si terrà l’Evento inaugurale della Mostra "Immaginando Città. Racconti di fondazioni mitiche, forma e funzioni delle città campane" organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta nell'ambito dell'omonimo Progetto cofinanziato dalla Regione Campania con fondi POR FESR Campania 2007- 2013 a valere sull’Asse I Obiettivo Operativo 1.9.

La Mostra, che prevede una sezione presso il Museo dell’Antica Capua di Santa Maria Capua Vetere, mette in scena uno dei fenomeni storico archeologici più importanti e interessanti della Campania antica: le fondazioni coloniali e il fenomeno urbano.

L’esposizione, che si avvale di un allestimento innovativo, individua due possibili percorsi di conoscenza: le città antiche che non hanno avuto continuità di vita sullo stesso sito (Poseidonia Paestum – Capaccio) e quelle dove la città moderna insiste direttamente sui resti antichi (Capua – Santa Maria Capua Vetere).

Durante l’Evento inaugurale O Thiasos TeatroNatura presenterà lo spettacolo Due Miti a Paestum di e con Sista Bramini, con canti di Camilla Dell’Agnola e Valentina Turrini.

Inaugurazione 29 maggio ore 16

Museo Archeologico Nazionale di Paestum
via Magna Grecia, 919 Capaccio (SA)
tutti i giorni 8.30-19.30
Ingressi Museo e Area Archeologica
Biglietto Unico (Museo + Scavi) euro 7,00
Biglietto Cumulativo (Museo + Scavi + Parco Archeologico di Velia) euro 8,00
Museo (disponibile solo quando gli Scavi sono chiusi) euro 4,00
Scavi (disponibile solo quando il Museo è chiuso) euro 6,00



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12/4/2014

Virtual Underground

Spazio Ophen Virtual Art Gallery, Salerno

Collettiva internazionale dedicata all'anniversario del centenario di Gugliemo Achille Cavellini, con le opere di 73 artisti contemporanei internazionali.


 

comunicato stampa

a cura di Giovanni Bonanno

Artisti presenti a questa Rassegna Internazionale:
Gugliemo Achille Cavellini, Alexander Limarev, Picasso, Gaglione, Bruno Cassaglia, Vittore Baroni, Clemente Padin, Otto D. Sherman, Ruggero Maggi, Jas W Felter, Gianni Romeo, Simon Warren, Carmela Corsitto, Ambassade d’Utopia, Rosa Gravino, Ptrzia Tictac, Anna Boschi, Carl Baker, Lancillotto Bellini, John M. Bennett, I Santini Del Prete, Giovanni Strada, Umberto Basso, Serse Luigetti, Mariano Filippetta, Anja Mattila-Tolvanen, Domenico Severino, Katerina Nikoltsou, Stathis Chrissicopulos, Patrizia Battaglia, Pedro Bericat, Silvana Alliri, Rosanna Veronesi, Claudio Romeo, Fausto Paci, Ciro Stajano, Antonio Moreno Garrido, Pier Roberto Bassi, Giovanni Bonanno, Francesco Aprile, Adriano Bonari, Jorge Valdes, Giancarlo Pucci, Valery Oisteanu, Judy Skolnick, Angela Caporaso, Maurizio Follin, Andreas Horn, Valentine Gabriella Gallo, Mark Herman, Mariano Bellarosa, Monica Rex, Fulgor C. Silvi, Lamberto Caravita, Andrea Bonanno, Francesco Mandrino, Roberto Scala, Giuseppe Iannicelli, Renata e Giovanni Stradada, D.C. Spaulding, Maria Teresa Cazzaro, Antonio De Marchi Gherini, Bernhard Uhrig, Alfonso Caccavale, Monica Michelotti, Piero Barducci, Ana Garcia, Petra Dzierzon, Antonio Baglivo, Bruno Chiarlone, Domenico Ferrara, Melisa Kaneshiro, Borderline Grafix, Maurizia Carantani.

Guglielmo Achille Cavellini a compimento del Centenario (1914-2014) aveva espresso il desiderio di attuare una sorta di celebrazione postuma come completamento di una sua importante operazione artistica incentrata sull’Autostoricizzazione”. Per tale importante occasione sono stati invitati 73 artisti internazionali di diverse nazionalità a condividere tale particolare evento. Per diversi decenni GAC in Italia è stato osteggiato come “un ricco eccentrico in vena di esibizionismo”, non compreso perché ritenuto soltanto un importante collezionista d’arte contemporanea e di conseguenza collocato dalla critica ufficiale nel completo isolamento.

A partire dal 1970, aveva per la prima volta tentato a “scardinare” il sistema ufficiale dell’arte e di far sentire la propria voce attuando appropriate “interferenze” all’interno del sistema proponendo la sua presenza come autentico momento creativo. L’arte, dopo essere stata relegata per molto tempo al chiuso delle idee, con l’autostoricizzazione” del 1971 di GAC diveniva liberazione, apertura delle frontiere culturali, arte che si integrava nella vita. Inoltre, condividendo e abbracciando contemporaneamente più campi di ricerca trasversali e alternativi alle proposte della cultura ufficiale; dalla pittura alla poesia visiva, dall’arte di comportamento alla Body Art si collocava autonomamente ai margini di un sistema, in una zona franca, in una periferia di confine praticabile, smantellando in un solo colpo una prassi tradizionale che preferiva la produzione ripetitiva dell’artista ben identificabile al completo servizio del mercato dell’arte.

Quindi, una pratica che faceva a meno del mercato e delle sue ferree regole imposte da un sistema “occulto e arrogante” che di fatto tiene in ostaggio l’artista e di conseguenza reprime la produzione artistica e la creatività. Artista per certi versi difficilmente classificabile per le diverse pratiche utilizzate, ma sicuramente protagonista del superamento trasversale di una logica tradizionale. Oggi, a distanza di qualche decennio di attesa e di riflessione Guglielmo Achille Cavellini appare un personaggio geniale e poliedrico. Ha vissuto l'arte contemporanea dal secondo dopoguerra fino al 1990, anno della sua morte, come battitore libero, diceva: “preferisco vivere la mia avventura, proiettata nel futuro, piuttosto di dovermi impantanare nell’intricata giungla dell’arte”, da artista non condizionato da schemi e imposizioni. Non è stata una questione di semplice eleganza o puro stile ma di una lucida operazione illuminata che ha evidenziato e messo in luce i problemi e le contraddizioni di un sistema culturale che non lascia niente al caso e che quasi sempre tratta l’opera e l’artista come mera merce di scambio.

BREVE BIOGRAFIA di GUGLIEMO ACHILLE CAVELLINI (GAC)
GAC (Guglielmo Achille Cavellini) è stato un importante studioso e collezionista dell'arte astratta europea. Dalla metà degli Anni '40 esordisce con disegni e ritratti. Nel '60, si dedica invece alla sperimentazione: alcuni esempi del suo lavoro sono spesso legati a citazioni, vere e proprie elaborazioni di celebri opere che ne fanno un autentico attore nella messa in scena dell'arte. GAC mette in pratica la sua teoria dell'autostoricizzazione: il fare da sé nel costruirsi attorno l'alone del successo, mettendo in disparte i processi canonici che il sistema utilizza a tale scopo. Non è un atto di megalomane autorappresentazione, bensì l'innescarsi di una procedura alternativa: una rivoluzione all'interno della comunicazione artistica. Andy Warhol si mette a ritrarre Cavellini, e il geniaccio GAC rende omaggio a Andy con il francobollo "Le Marilyn di Warhol" (1984). L’utilizzo dei materiali di recupero (negli oggetti assemblati, negli intarsi in legno, nei carboni), è lo strumento del suo operare. Nascono i Teatrini e i francobolli d’artista attraverso i quali viene reso omaggio ai geni della pittura: Picasso, Lèger, Matisse, Braque e nasce, anche, l’amore per la Mail Art, movimento libero e democratico che permette a GAC di avere contatti e confronti importanti con tanti artisti sparsi su tutto il pianeta.

Inaugurazione: sabato 12 aprile, ore 18

Spazio Ophen Virtual Art Gallery
Via S. Calenda, 105/D - Salerno
Aperto tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.30
Ingresso libero



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7/5/2014

Tempo Imperfetto

Fondazione Filiberto Menna, Salerno

Sguardi presenti. Cinque interventi artistici pensati come temporanee mutazioni estetiche tese a rileggere il passato e a interagire con lo spazio espositivo. Si comincia con il progetto site specific 'Per Aquam' di Fabrizio Cotognini che ha al centro il mare.


 

comunicato stampa

a cura di Antonello Tolve e da Stefania Zuliani

L'attualità inesauribile del passato e, assieme, la transitorietà di un presente che diviene fin troppo facilmente rovina. In questa tensione costante si definisce un tempo, il nostro, plurale e anacronistico, una condizione poststorica dove alla passione per il museo, al trionfo dell'archivio – «là dove le cose cominciano», secondo Derrida – corrisponde il rapido consumo di ogni stabile cronologia, la molteplicità dei racconti, l'estensione universale, orizzontale della tag, frutto di una tensione, di un'euforia, persino, «inebriante o allucinogena» (Fredric Jameson). È questo il complesso scenario sul quale la Fondazione Filiberto Menna – Centro Studi d'Arte Contemporanea intende riflettere attraverso un articolato progetto critico ed espositivo che pone l’accento non tanto sull’opera conclusa quanto sul processo, sul tempo che ogni operazione artistica mette in questione e interroga in un luogo specifico e denso di significati quale il Museo.

Tempo Imperfetto. Sguardi presenti sul Museo Archeologico Provinciale di Salerno è il titolo scelto per il ciclo di mostre che, realizzato grazie alla collaborazione della Provincia di Salerno e al sostegno del Comune di Salerno, enti fondatori della Fondazione Filiberto Menna, con il patrocinio del DISPAC – Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell'Università di Salerno e dell'Accademia di Belle Arti di Macerata, verrà accolto da maggio fino a novembre 2014 negli spazi prestigiosi del Museo Archeologico Provinciale, uno dei luoghi più densi e carichi di significato del centro storico di Salerno.
Il progetto, con il quale la Fondazione Menna apre il ciclo di iniziative per intende festeggiare il suo ventesimo anno di attività, è curato da Antonello Tolve e da Stefania Zuliani e propone lavori inediti di cinque artisti italiani di respiro internazionale – Elena Bellantoni, Fabrizio Cotognini, Giulia Palombino, Gian Maria Tosatti e Ivano Troisi – realizzati in dialogo con le importanti collezioni del Museo e con la sua luminosa architettura, ridisegnata con grande sensibilità dall'architetto Ezio De Felice negli anni Sessanta del Novecento.

Verranno quindi proposti cinque successivi interventi artistici pensati per l'occasione, temporanee mutazioni estetiche tese a rileggere il passato e ad interagire con lo spazio espositivo dando forza di opera all’imperfezione stessa del tempo, alle sue declinazioni e alle sue inafferrabili eterogeneità. Le installazioni saranno quindi tutte realizzate rigorosamente in situ dagli artisti, che attraverso linguaggi differenti – dal video alla fotografia, della pittura al ready made, dall'installazione all'estroflessione performativa – proporranno la lettura di un contesto (quello del museo, appunto) che è luogo di conservazione e, nel contempo, di produzione della memoria, spazio pubblico che vive della relazione con la comunità, nel dialogo con i visitatori che sempre più sono al centro del sistema espositivo.

In coincidenza con l'inaugurazione delle singole mostre, ogni artista sarà coinvolto in una conversazione critica dedicata alla sua ricerca e alle ragioni che hanno guidato la realizzazione del progetto per il Museo Archeologico Provinciale.
Attività didattiche destinate ai bambini delle scuole elementari e curate dalla Fondazione Filiberto Menna (responsabile Silvia Vicinanza) in collaborazione con l'associazione ARTEXA, accompagneranno il progetto espositivo.

A conclusione del ciclo di mostre, una tavola rotonda coinvolgerà critici, storici dell'arte e dell'architettura, archeologi e artisti, chiamati a discutere aspetti e questioni legate al rapporto tra l'antico e l'arte del presente. In questa occasione verrà presentato anche il volume che raccoglierà i materiali critici e la documentazione degli interventi realizzati nell'ambito del progetto Tempo imperfetto (edizioni della Fondazione Filiberto Menna).

Dal 7 maggio al 7 giugno 2014
Fabrizio Cotognini
PER AQUAM

La Fondazione Filiberto Menna – Centro Studi d'Arte Contemporanea, in collaborazione con la Provincia di Salerno e con il Comune di Salerno, soci fondatori della Fondazione, è lieta di annunciare il progetto PER AQUAM di Fabrizio Cotognini, prima mostra del ciclo Tempo Imperfetto a cura di Antonello Tolve e Stefania Zuliani. L’esposizione, che verrà inaugurata negli spazi del Museo Archeologico Provinciale di Salerno (in via San Benedetto, 28) mercoledì 7 maggio alle ore 17.30, sarà visitabile dal 8 maggio al 7 giugno 2014 (tutti i giorni dalle 09.00 alle 19.30, lunedì escluso).

Al centro del progetto espositivo di Cotognini, articolato in più interventi tutti rigorosamente site specific, c'è il mare, inteso come archivio e come scrigno di memorie, sterminato deposito di oggetti e di reliquie del passato che l'acqua e il tempo, «grande scultore» (Yourcenar), trasformano, nascondono e a volte restituiscono.

Partendo da Desantnik USV50 – modello di un casco da palombaro sovietico degli anni Venti utilizzato per interpretare in chiave personale il ritrovamento della testa bronzea di Apollo riemersa dalle acque del golfo di Salerno – l'artista realizza un percorso acquatico che si dissemina nello spazio del museo con lo scopo di offrire al pubblico una serie di cortocircuiti costruttivi, di azioni analitiche, di tragitti subacquei che lavorano sul passato e sul presente. Lo scafandro è così «un reperto di archeologia contemporanea», ma anche «uno strumento» utile a «viaggiare nelle acque alla ricerca di nuove scoperte archeologiche», di nuovi incanti, di nuove atmosfere immaginifiche.

Disseminati tra le collezioni del museo alcuni disegni che rappresentano leggendari esseri Ittiomorfi (come il Vescovo di mare o il Monaco di mare), ed alcune Libellule in vetro – insetto d'acqua assunto come simbolo dell'inquietudine dello spirito, mai pacificato, del guerriero – mentre un dittico luminoso, un light box che descrive due Meduse (quella mitologica e quella naturale) lega i due piani dell’edificio: si tratta di opere che insieme evidenziano un processo in grado di contaminare con dolcezza i reperti archeologici del museo disegnando un cammino variegato, segnato dal desiderio di rendere omaggio al Tirreno, ai suoi tesori segreti e alla sua cultura. Immersione, una traccia sonora realizzata in collaborazione con il sound artist Carlo Marchionni, fa da trait d'union tra i vari lavori per diffondersi negli spazi del museo e trasformarlo in opera d'arte totale, in una favola che crea ponti e si divarica tra differenti temperature e linguaggi, fino conciliare i territori dell'archeologia con quelli del tessuto e del vissuto artistico d'oggi.

Fabrizio Cotognini è nato a Macerata nel 1983, vive e lavora a Civitanova Marche. Diplomato all'Accademia di Belle Arti di Macerata in Pittura e Scultura nel 2009, ha partecipato a numerose mostre. Tra queste si ricordano Le ragioni della pittura. Esiti e prospettive di un medium (Castelbasso, 2013) – a cura di L. Cherubini e E. Viola, Errors Allowed (Ancona, 2013) – a cura di M. Valentini, Disorder (Milano, 2012), Symbiosis (Roma, 2012), Ma quale tra tutti i mondi,è il più esclusivo? (Salerno, 2011) – a cura di A. Tolve, Artday 2 (Macerata, 2011) – a cura di FrankoB, Arte Italiana a Fukuoka (Fukuoka, 2010) – a cura di A. Maugeri, Low (Chicago, 2009) – a cura di S. I. Ray, Contaminazioni (Morrovalle, 2009) – a cura di I. Quintavalle, Artika (Recanati, 2008) – a cura di N. Alessandrini, Pitti Uomo (Firenze, 2007).

Caratterizzato da un costante rimando all'antico rivisitato in chiave contemporanea e dall’utilizzo privilegiato del disegno, elemento cardine di una ricerca che si avvale anche delle possibilità dei nuovi media, il lavoro di Fabrizio Cotognini cattura al suo interno varie declinazioni dell'orizzonte archeologico e storico-artistico. Il tempo, la memoria e la storia sono, nella sua ricerca, figure maestose, capovolte, stravolte o incurvate in un apparato scenico teso a sospenderne la stabilità. Si tratta di un discorso in cui la parola sposa l'immagine in un serrato dialogo fra segno, disegno e scrittura che si fa luogo di contemplazione e, nel contempo, di concentrazione riflessiva. Ma anche apparente – e soltanto apparente – nota a margine che ricorda le intime delizie di un libro antico. Finanche di una miniatura tardogotica o di un raro decoro che lascia intravedere la scrupolosa cura per ogni singolo particolare.

In occasione dell'inaugurazione della mostra l'artista sarà coinvolto in una conversazione critica dedicata alla sua ricerca e alle ragioni che hanno guidato la realizzazione del progetto realizzato per il Museo Archeologico Provinciale.

Il progetto Tempo imperfetto si avvale del patrocinio del DISPAC – Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell'Università di Salerno e dell'Accademia di Belle Arti di Macerata. Sponsor tecnici | Associazione ArteXa, Fonderie culturali, Modula srl, Eusebi Arredamenti.

CALENDARIO MOSTRE Tempo Imperfetto. Sguardi presenti sul Museo Archeologico Provinciale di Salerno

FABRIZIO COTOGNINI
Inaugurazione mercoledì 7 maggio, finissage sabato 7 giugno

GIULIA PALOMBINO
Inaugurazione mercoledì 11 giugno, finissage venerdì 11 luglio

ELENA BELLANTONI
Inaugurazione mercoledì 16 luglio, finissage sabato 6 settembre

GIAN MARIA TOSATTI
Inaugurazione mercoledì 10 settembre, finissage venerdì 10 ottobre

IVANO TROISI
Inaugurazione mercoledì 15 ottobre, finissage sabato 15 novembre

LA PRESENZA DELL'ANTICO
I linguaggi del contemporaneo in dialogo con l'archeologia
Giornata di Studi | novembre 2014

Opening / 7 maggio 2014, ore 17.30-19.30
saluti istituzionali
Angelo Trimarco | Presidente della Fondazione Filiberto Menna
Antonio Iannone | Presidente della Provincia di Salerno
Matteo Bottone | Assessore Patrimonio, Cultura e Beni Culturali, Provincia di Salerno
Ermanno Guerra | Assessore Cultura e Università, Comune di Salerno
Barbara Cussino | dirigente Settore Musei e Biblioteche, Provincia di Salerno
ore 18.00
conversazione critica con l'artista Fabrizio Cotognini

Fondazione Filiberto Menna
Lungomare Trieste, 13 - Salerno
9.30-19.30
Ingresso 5 euro



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27/6/2014

Tony Cragg

Villa Rufolo, Ravello (SA)

Ravello Festival. Dodici le sculture dell'artista inglese esposte tra la Villa e l'Auditorium; il percorso creato mette in relazione il rapporto tra il linguaggio plastico, gli spazi architettonici e il paesaggio.


 

comunicato stampa

Dopo il successo di pubblica e critica avuto dalla personale di Mimmo Paladino nel 2013 e proprio grazie a quest’ultimo, il Ravello Festival ospiterà in esclusiva per l’Italia una imperdibile mostra – curata da Flavio Arensi e prodotta da Fondazione Tramontano Arte, Napoli – dedicata a uno dei più grandi esponenti della scultura mondiale: dal 27 giugno al 31 ottobre, infatti, protagoniste a Ravello saranno le monumentali opere dello scultore inglese TONY CRAGG.

Dodici le sculture in bronzo (composte a partire dalla fine degli anni ‘90 fino ad oggi) che l’artista ha scelto di esporre sulla terrazza dell’Auditorium Oscar Niemeyer e a Villa Rufolo, in un percorso che mette in luce le possibilità del linguaggio plastico in dialogo con le architetture, antiche e recenti, come pure con il paesaggio artificiale e naturale. L'idea perseguita da Cragg in questa mostra (della quale ha seguito personalmente l’allestimento), infatti, è quella di sviluppare un'indagine della forma all'interno delle strutture inventate dall'ingegno umano e le ricchezze di un luogo come Ravello, unico al mondo.

La mostra comincia dai suggestivi giardini di Villa Rufolo dove “Wild Relatives” accoglie il visitatore sotto la torre d'ingresso, per poi passare al Belvedere, dove si trovano tre grandi colonne in bronzo (Ever after, Accurate Figures e Runners) che stanno in equilibrio fra il verde della villa e l'orizzonte azzurro. Nella antica sala da pranzo, invece, si trova Cauldron (Calderone) che prende possesso dello spazio. Il viaggio attraverso i luoghi incantati della Villa si conclude nella vecchia cappella, dove è stata allestita la grande nave uncinata dell’artista inglese, “Congregation”, un'opera che vuole essere un omaggio al mare e che rappresenta perfettamente la ricerca del maestro tesa ad analizzare la forma attraverso il movimento e la luce con l'impiego di materiali anche non tradizionali. Il percorso espositivo si sviluppa anche sulla terrazza dell'Auditorium Niemeyer, dove cinque sculture, la più grande Luke alta quasi 4 metri, si mettono in relazione diretta con il panorama ma soprattutto con la forma rotonda della struttura architettonica pensata dal celebre architetto brasiliano. False idol, Manipulation, Caught Dreaming e Turbo formano anche un ideale viaggio all'interno dell'opera dell'artista degli ultimi quindici anni.

“L'incontro coi lavori di Cragg – racconta Flavio Arensi, curatore della mostra - può diventare un momento unico per capire come la tradizione scultorea occidentale ha cercato, lo scorso secolo, una nuova grammatica linguistica, rendendo la riflessione sulla forma il pretesto migliore per parlare della vita, delle sue dinamiche, dei suoi segni”.
I biglietti per i singoli eventi del Ravello Festival sono disponibili in prevendita (per info: www.ravellofestival.com e infoline: 089 858422). Il servizio di biglietteria del Ravello Festival 2014 sarà attivo a partire dalle ore 9.00 di sabato 31 maggio.
Il box office a Ravello (in Piazza Duomo) sarà aperto fino al 2 giugno. Tra il 3 ed il 12 giugno, invece, sarà possibile acquistare i biglietti esclusivamente on line su www.bookingshow.it e presso i punti vendita convenzionati, il cui elenco sarà riportato su www.ravellofestival.com.

Il tema conduttore del Ravello Festival 2014, il cui video promo è visibile al link http://vimeo.com/88980339, sarà “Sud”.
L’inaugurazione il 21 giugno con lo spettacolo di e con Danilo Rea ed Isa Danieli dedicato a Eduardo De Filippo, nel trentennale della morte, e nato su commissione del Ravello Festival.

Anche quest’anno il Ravello Festival 2014 è riuscito a mettere insieme una serie di star straordinarie del mondo jazz: Chick Corea & Stanley Clarke Duet (10 luglio), Burt Bacharach (16 luglio), la virtuosa del violino Regina Carter (17 luglio), Michel Camilo (19 luglio), Jean Luc Ponty & his band (17 agosto), Sergio Cammariere Quintet (2 agosto) e Fabrizio Bosso diretto da Peppe Vessicchio (23 agosto) e tanti altri. A questo già ricco calendario dedicato alla musica jazz e contemporanea, si aggiungono due uniche imperdibili date: il 31 luglio l’unica data italiana di ALEXANDRE DESPLAT, il grande compositore francese di colonne sonore (sei volte nominato agli Oscar per film come The Queen - La Regina, Il curioso caso di Benjamin Button, Il discorso del re, Argo e Philomena e vincitore di un Golden Globe per la migliore colonna sonora originale per il film Il velo dipinto), che eseguirà le sue musiche più famose accompagnato dal Traffic Quintet e Alain Planés al piano; il 21 agosto l’attesissimo concerto del KRONOS QUARTET, il più grande quartetto al mondo di musica moderna, che quest’anno festeggia i 40 anni di attività concertistica, sempre al confine tra classica, jazz e contemporanea, con un programma pensato in esclusiva per Ravello.

Gli oltre cinquanta eventi in cartellone vedranno alternarsi sul Belvedere di Villa Rufolo una fitta schiera di grandi voci italiane e internazionali: il grande ritorno in Italia della regina del fado portoghese Dulce Pontes (per l’unica data della stagione in Italia), la magia unplugged del blues made in Napoli di Pino Daniele (per la sua prima volta a Ravello), l’unica data estiva in Italia della giovane cantautrice statunitense Chrysta Bell, musa di David Lynch, il fascino esotico della morna (musica e danza tipica di Capo Verde), reinterpretata della giovane Mayra Andrade, il jazz raffinato ed intenso dai sapori mediterranei di Sergio Cammariere (a Ravello in quintetto per l’unica data italiana della stagione), la verve di Teresa De Sio che torna a proporre il suo storico repertorio, accompagnata da Roy Paci alla tromba, l’inconfondibile timbro del cantautore israeliano Asaf Avidan (che tornerà a stregare il nostro Paese, per l’unica data dell’artista nel Sud Italia).
Tra i giovani artisti italiani, invece, spiccano Maria Pia De Vito, il pianista jazz Alberto Pizzo, la pianista Giulia Mazzoni e le cantautrici Ylenia Lucisano e Parisse.

In cartellone anche molti spettacoli teatrali, tra cui “Con el respiro del Tango” di Luis Bacalov e Michele Placido (un’altra prima assoluta) e “Memorie di una schiava”, con Pamela Villoresi e Baba Sissoko. Non mancherà la grande danza con due compagnie americane, la Ailey II Dance Company, punto di riferimento nel repertorio contemporaneo, e Les Ballets de Trockadero, con il suo Lago dei cigni tutto al maschile.

Inoltre ogni fine settimana il Ravello Festival proporrà un appuntamento con un concerto sinfonico di prestigio, confermandosi al primo posto in Italia per la proposta di musica classica, con 10 concerti in 3 mesi di programmazione. Ecco le grandi orchestre, i direttori e i solisti illustri di questa 62 edizione, che si alterneranno sul suggestivo palco del Belvedere di Villa Rufolo e dell’Auditorium Oscar Niemeyer: l’Orchestra Sinfonica di Lucerna (5 luglio - diretta da James Gaffigan e con la violinista Viviane Hagner), l’attesissimo concerto della London Symphony Orchestra (18 luglio - diretta, per l’unica volta in questo 2014, da Daniel Harding), l’Orchestra Giovanile Italiana di Fiesole (1 agosto), la Filarmonica del Teatro Regio di Torino (24 agosto – diretta da Gianandrea Noseda e con la voce di Evelyne Herlitzius), l’Orchestre National de France (6 settembre – diretta da Daniele Gatti), la Neojiba Orchestra (14 settembre - con al proprio fianco la grande Martha Argerich). E poi ancora ad arricchire la già ampia offerta, i concerti dell’Orchestra Filarmonica di Qingdao dalla Cina (25 luglio), l’Orchestra del Teatro “Carlo Felice” di Genova (11 agosto) per l'attesissimo Concerto all'Alba, e l’Orchestra Filarmonica Nazionale Armena (30 agosto).

L’elegante Belvedere di Villa Rufolo farà da cornice esclusiva alla manifestazione, diventando il punto di riferimento privilegiato del Ravello Festival, che si avvarrà anche dell’affascinante Sala dei Cavalieri, nei giardini della Villa amati da Wagner, per gli spettacoli più raccolti e i concerti cameristici, dell’Auditorium Oscar Niemeyer, per poche occasioni di spicco oltre che eccezionalmente delle strade e delle piazze di Ravello.

Ufficio Stampa Ravello Festival:
Parole & Dintorni (Anna Pompa: 346.7829202 - anna@paroleedintorni.it)
Ufficio stampa Fondazione Ravello:
ufficiostampa@fondazioneravello.it | Nicola Mansi 328.3364976 - 340.9002415 e Mario Amodio 392.8680635

Inaugurazione 27 giugno

Villa Rufolo,
piazza Duomo, Ravello (SA).



Messaggio di Gino il martedì 5 agosto 2014 alle 11:51   -  forum administrator-  forum moderator
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25/7/2014

Tradimenti Diversi

Chiesa SS. Annunziata , Ravello (SA)

La mostra collettiva prende le mosse dall'immagine decadente dell'odierna societa' italiana, per la quale il venir meno alle responsabilita' e ai doveri, appare come un atteggiamento diffuso e condiviso.


 

comunicato stampa

a cura di Maria Pia De Chiara e Pasquale Ruocco

Venerdì 25 maggio alle ore 19.00, dopo l’allestimento realizzato a Salerno nel Complesso monumentale di Santa Sofia, sarà inaugurata, presso la Chiesa della SS.Annunziata di Ravello la mostra Tradimenti Diversi a cura di Maria Pia De Chiara e Pasquale Ruocco, con opere di Veronica Bisesti, Antonio Della Guardia, Vincenzo Garofano e Fabrizio Monsellato, rappresentati di una giovanissima generazione di artisti campani, chiamati a confrontarsi col tema del tradimento in tutte le sue forme e implicazioni.

“Il progetto prende le mosse – spiega Maria Pia de Chiara - dall'immagine decadente dell'odierna società italiana, per la quale il venir meno alle responsabilità e ai doveri, appare come un atteggiamento diffuso e condiviso. La mancanza di giustizia, le tante verità nascoste che inquinano la storia di questo Paese, la difesa oltranzista di poteri e privilegi, non fanno altro che infrangere le aspettative delle persone, soprattutto quelle che le nuove generazioni hanno per il futuro; minano irrimediabilmente quel rapporto di fiducia che dovrebbe esistere tra un popolo e la sua classe dirigente. Ma il tradimento, l'atto di rottura di un rapporto di fiducia, ha anche una sua dimensione più intima e personale, che attraversa i rapporti tra i singoli, tra i membri di una famiglia o di una comunità, in cui tutti possiamo essere vittime e carnefici”.

In questo senso si muovono le opere di Veronica Bisesti, Antonio Della Guardia, Vincenzo Garofano e Fabrizio Monsellato, tra pittura e scultura, tra video art e installazione, ancora tra dimensione sacra e profana della vita e - sottolinea Pasquale Ruocco - tra tradizione e innovazione: “il termine tradire - suggerisce - porta con sé importanti importanti elementi di rinnovamento. Condividendo con il termine tradizione la discendenza dal latino tradere ossia trasmettere, il verbo tradire conserva il significato della consegna di un sistema preesistente in luogo di un ordine rinnovato, sancendo il passaggio dal vecchio al nuovo. Il tradimento ha dunque, come l'arte, sempre a che fare con l'abbandono di un sistema di precedenti regole o configurazioni a favore della novità, di nuove forme, di nuovi significati che fanno della tradizione, come suggerisce la sociologa Ada Cortese, la storia di tradimenti passati”.

Inaugurazione 25 luglio 2014 ore 19.00

Chiesa SS.Annunziata
via dell'annunziata Ravello
Dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00
ingresso libero



Messaggio di Gino il martedì 5 agosto 2014 alle 11:52   -  forum administrator-  forum moderator
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26/7/2014

Grzegorzg Gwiazda

Square Gallery, Positano (SA)

Herezja. I soggetti che ritrae nelle sue sculture, tutti figurativi, sono classici della storia dell'arte rivisitati secondo uno stile che mescola realismo, espressionismo e postmoderno.


 

comunicato stampa

a cura di Marco Izzolino

La galleria Square Gallery, parte di Liquid art system, progetto fondato da Franco Senesi, presenta una mostra personale dello scultore Grzegorzg Gwiazda, “Herezja”. Il nucleo principale della mostra è esposto nella sala ottagonale di via dei Mulini 16, a Positano, mentre alcune opere dell’ultima produzione offrono una sorta di introduzione all’esposizione nello spazio di piazza dei Mulini, 8.

Il titolo della mostra, “Herezja”, si riferisce tanto ai contenuti quanto allo stile dell’artista. I soggetti che egli ritrae, tutti figurativi, sono classici della storia dell’arte antica e moderna, ma sono tutti rivisitati secondo uno stile personale che mescola realismo, espressionismo e postmoderno. Le variazioni ai temi classici che egli opera, appaiono quasi come delle “eresie artistiche”; tuttavia, a ben vedere, ci si accorge che, dietro soggetti del passato Gwiazda non fa altro che mascherare personaggi dei giorni d’oggi.

Si nota nelle sculture di Gwiazda il peso e l’importanza che oggi assume a livello europeo il contesto geografico e artistico in cui opera, la Polonia. Si tratta di un paese della Unione Europea che sta crescendo economicamente e cullturalmente ad una velocità elevatissima. E’ un crocevia che, a livello artistico, riesce a fondere la cultura espressionista tedesca, con il realismo socialista e la malinconia della filosofia Post Human angloamericana.

Grzegorzg Gwiazda è un giovanissimo artista polacco, nato nel 1984, che prima ancora di laurearsi presso l’accademia di belle arti, ha fatto molto parlare di se’ a livello internazionale. Le sue sculture sono già presenti in alcune importanti collezioni europee. Questa di Positano costituisce la sua prima mostra personale post laurea.

Il progetto Liquid art system, con i suoi dipartimenti, White Room, Square Gallery, Studio Lab e Art Archive, propone un modo “glocale” di promuovere e commercializzare l’arte contemporanea.

Square Gallery seleziona e propone artisti che sono cresciuti artisticamente e si sono formati nella cultura locale (dei luoghi in cui Las si trova ad operare), ma che hanno scelto di rinnovarla in senso contemporaneo. Questo dipartimento fa riferimento a tutte le più aggiornate istanze della cultura artistica locale: è un esempio di come, quello che è considerato “classico” in ogni paese, non può mai cessare di essere contemporaneo, se continuamente rinnovato nei materiali ed iconografie.

Inaugurazione sabato 26 luglio ore 12

Square Gallery
via dei Mulini, 16 Positano (SA)



Messaggio di Gino il martedì 5 agosto 2014 alle 11:53   -  forum administrator-  forum moderator
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26/7/2014

Virginio Quarta

Palazzo Avino, Ravello (SA)

Opere recenti. Un'ampia selezione di opere, tra dipinti, disegni, acquerelli, che l'artista salernitano ha dedicato alla Costa d'Amalfi in una sorta di segreto e intimo dialogo.


 

comunicato stampa

Sabato 26 luglio, alle ore 19,30, presso la Sala Meeting dell'hotel Palazzo Avino di Ravello, sarà inaugurata la mostra "Opere recenti" di Virginio Quarta, con la direzione artistica dell'art promoter Bruno Mansi e l'organizzazione dell'Archivio Ravello Contemporanea.

La personale presenta un'ampia selezione di opere, tra dipinti, disegni, acquerelli, che l'artista salernitano ha dedicato alla Costa d'Amalfi in una sorta di segreto e intimo dialogo. Ancora alle prese con il mito della Costiera Amalfitana, Quarta immerge nuovamente il suo sguardo tra le forme seducenti della Divina, incorniciandole tra magiche architetture mediterranee.

In questo senso le opere proposte da Virginio Quarta sembrano ricostruire uno spazio sospeso tra passato e presente, un luogo d'incontro tra il ricordo dei viaggiatori di ieri e le aspettative di quelli di oggi, ugualmente attratti dalla seducente bellezza degli scenari, rapiti dall'incanto del mare in cui le montagne sembrano come tuffarsi, inebriati dall'aria mite che sa di gelsomino e di limoni, cullati dal lento e dolce scorrere del tempo.

Quarta dà sostanza a una dimensione ideale, sognante, intessendo la tela di memorie, quelle personali e quelle dei tanti ospiti che ancora oggi vengono rapiti senza scampo dal paesaggio che li circonda. Ogni camera da letto, ogni salottino che si attraversi, ogni finestra che si apre diventa un incontro con il sublime: architetture che sanno di oriente, eleganti arredi, morbidi e raffinati tessuti si mescolano a un'eccitante natura che esalta la tavolozza del pittore attento a cogliere ogni minimo particolare, ogni minimo cambiamento del colore e, quindi, della luce.

«Il silenzio è la sensazione prevalente, in una parola, la sospensione, che invade il nostro cuore quando ci troviamo a contatto con gli interni borghesi dei quadri di Quarta - così narra nel catalogo Alfonso Di Muro - volutamente privi di ogni presenza umana, ma non del tutto orfani delle orme e delle tracce lasciate dai protagonisti di scene abbandonate dagli attori: ed ecco allora letti disfatti, lenzuola stropicciate, poltrone che recano l'impronta della persona sedutavi in precedenza e che forse comunicano ancora il calore del corpo che per del tempo vi si era adagiato, luci d'interni ancora accese nonostante l'incombenza del chiarore diurno, libri aperti e di recente sfogliati ma lasciati sospesi e in attesa che il lettore se ne riappropri, bottiglie e bicchieri che sembrano recare ancora l'impronta di chi le ha usate di recente e li ha lasciati, sebbene per poco, orfani di un proprietario. Agli interni si contrappongono, dialogicamente, gli esterni che, come nei quadri di Magritte o di Hopper o come nella migliore tradizione del trompe l'oeil, fingono un paesaggio di là dell'orizzonte dell'interno borghese - di solito gli immancabili scorci della divina costiera e di Ravello in particolare - o talvolta sembrano alludere, non senza un sottile gioco di ambiguità, a un quadro nel quadro, a una gara di rimandi tra finzione e realtà che possiede precedenti illustri, da Velasquez a Manet e a Degas».

Nonostante, però, la resa evidentemente iperrealista, frutto di un lavoro paziente e minuzioso, capace di rincorrere il più capriccioso brillio, di accarezzare le superfici cangianti dei cuscini e di lenzuola increspate, Quarta ricerca un luogo dell'anima in cui realtà e sogno si confondono, in un gioco di specchi e di riflessi, in un continuo muoversi tra interno ed esterno, tra natura e artificio, dove poter vivere fino in fondo l'esercizio della pittura, dando cioè sostanza al sogno, alla fantasia, all'immateriale.

«Si tratta - spiega nel catalogo Luigi Mansi - della trasposizione sulla tela di uno stato d'animo personale, ma si tratta di un idem sentire nel quale tutti noi possiamo riconoscerci; di un conflitto di coscienza insorto fra l'uomo e l'artista, espresso senza atteggiamenti intellettualistici, ma con il fermo e consapevole proposito di rispecchiare una situazione interiore di dubbio, di incertezza ma anche di speranza. Virginio sembra voler trovare una risposta ad una domanda profonda, impegnativa, interrogativo di chi, come tutti è alla continua ricerca di se stesso. Pare voler mettere sulla tela tutta un'umanità, in una sublime via crucis dell'anima alla costante ricerca di una pace all'apparenza impossibile ma fortemente voluta, agognata, cercata nella gioia del vivere».

Ufficio stampa
Evart Comunicazione di Giovanna dell’Isola tel. 3393017395 giodellisola@tiscali.it

Vernissage 26 luglio, ore 19.30 Sala Meeting

Palazzo Avino
via San Giovanni del Toro I-84010 Ravello (SA)
Orario mostra: aperta tutti i giorni ore 10 – 13 e 18 - 22,30.
Ingresso gratuito



Messaggio di Gino il venerdì 8 agosto 2014 alle 10:21   -  forum administrator-  forum moderator
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Napoli - dal 9 al 24 agosto 2014
oVo ART

autore: Nicholas Tolosa
titolo: Maschera quotidiana
tecnica: acrilico su tela
dimensioni: 50 x 70 cm
anno: 2014
 [Vedi la foto originale]
CENTRO CULTURALE TECLA
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Via Toledo 424 (80134)
+39 , +39 (fax), +39
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individua sullo stradario MapQuest
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Eventi in corso nei dintorni

Questa mostra doveva tenersi presso il Castel dell’ Ovo e la volontà di proporla comunque in uno spazio diverso nasce come protesta nei confronti delle istituzioni, ree di aver prima concesso lo spazio e successivamente di averlo revocato per insensate motivazioni. Noi porteremo sempre avanti...
orario: 11-13 e 17-19
(possono variare, verificare sempre via telefono)
biglietti: free admittance
vernissage: 9 agosto 2014. 18.00
catalogo: in galleria. a cura di Nicholas Tolosa
curatori: Roberto Esposito, Nicholas Tolosa
autori: Laura Andreuzzi, Carloluigi Colombo, Pietro Dell'Aversana, Paola Doria, Roberto Esposito, Erminia Fioti, Paula França, Fabrizio Giuranna, Stefania Piccioni, Vivian Puxian, Rocco Scattino, Lucia Schettino, Alfredo Sposito, Megan Stancanelli, Christian Taranto, Nicholas Tolosa, Paolo Uttieri, Paolo Vitale
note: e-mail: accademiadeipartenopei@gmail.com
sito web: http://accademiadeipartenopei.jimdo.com
facebook: http://facebook.com/accademiadeipartenopei
genere: arte contemporanea, collettiva


Messaggio di Gino il venerdì 8 agosto 2014 alle 10:22   -  forum administrator-  forum moderator
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Anacapri (NA) - dal 9 al 19 agosto 2014
Sei linee artistiche a confronto


 [Vedi la foto originale]
GALLERIA ANACAPRI
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Via San Nicola 4 (80071)
+39 , +39 (fax), +39
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Eventi in corso nei dintorni

L' isola di Capri diventa cornice di sei diverse linee artistiche.
orario: 16.00 – 21.00
(possono variare, verificare sempre via telefono)
biglietti: free admittance
vernissage: 9 agosto 2014. h 17:30
catalogo: brochure in galleria
curatori: Gennaro Corduas, Rosario Pinto
autori: Geltrude De Simone, Carmine Carlo Maffei, Gisele Reisser, Lucillo Santesso, Federico Tamburri, Lello Zito
patrocini: patrocinio morale Regione Campania
note: A cura di:
Associazione Culturale “Napoli Nostra”
Vico Berio 4, 80132 - Napoli
tel 0814249786 telefax 081415123
cell. 3393218464, cell. 3349273338
www.napolinostra.com - info@napolinostra.com
www.facebook.com/napolinostra

Direzione Artistico Ing. Gennaro Corduas - cell. 339 3218464, 334 9273338
genere: fotografia, arte moderna e contemporanea, arte contemporanea, collettiva



Messaggio di Gino il martedì 12 agosto 2014 alle 09:30   -  forum administrator-  forum moderator
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Napoli - dal 12 al 31 agosto 2014
Nicholas Tolosa - Figure nello specchio del tempo

autore: Nicholas Tolosa
titolo: Tempo
tecnica: acrilico su tela
dimensioni: 50 x 70 cm
anno: 2012
 [Vedi la foto originale]
CASTEL DELL'OVO
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Via Luculliana (80132)
casteldellovo@comune.napoli.it
www.comune.napoli.it
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Eventi in corso nei dintorni

Risale all’incirca a quattro anni orsono la breve nota di presentazione scritta per Nicholas Tolosa. L’artista, conosciuto ai tempi del mio insegnamento presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, mi aveva contattato via mail, trascorso ormai un po’ di tempo da quando avevo lasciato la sede...
orario: tutti i giorni 10-19; festivi 10-13
(possono variare, verificare sempre via telefono)
biglietti: free admittance
vernissage: 12 agosto 2014. 16.00
catalogo: in galleria. a cura di Ada Patrizia Fiorillo
curatori: Ada Patrizia Fiorillo
autori: Nicholas Tolosa
patrocini: Comune di Napoli, OCPG dell' Università di Salerno
genere: arte contemporanea, personale
email: nicholastolosa@tiscali.it
web: nicholastolosa.jimdo.com


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